Dovremmo svolgere il ruolo di guida da di dietro – invece che muoverci con i nostri cervelli infilati nel didietro – su questo nuovo Trattato di Parigi
Di Paul Driessen – IceAgeNow (USA)
Fonte: Leading on paris climate treaty
Che sgradevole ironia. Il Trattato di Parigi del 1783 pose fine alla Guerra Rivoluzionaria e diede vita agli Stati Uniti. Il Trattato di Parigi del 2015 potrebbe porre fine a quello che resta della nostra democrazia negli USA – e completare la “fondamentale trasformazione” che l’Amministrazione Obama intende imporre per decreto esecutivo.
Nel frattempo, ponendosi come un preludio all’evento di Parigi, il 24 ottobre ha fatto segnare un arco completo di dieci anni senza che un uragano di categoria 3-5 abbia colpito gli Stati Uniti (l’Uragano Wilma nel 2005, mentre Sandy colpì sotto forma di un uragano di categoria 2). Questo è un record che risale almeno al 1900. È anche la prima volta dal 1914 che non si sono formati uragani da nessuna parte nell’Atlantico Occidentale, nel Mar dei Caraibi o nel Golfo del Messico fino al 22 Settembre di qualunque anno solare.
Le temperature globali non sono aumentate nel corso degli ultimi 18 anni e sono sempre più discordanti con le predizioni dei modelli al computer con ogni anno che passa. I mari vanno crescendo di appena 18 centimetri ogni secolo. La siccità e altri “eventi climatici estremi” sono meno frequenti, meno gravi e di minor durata rispetto al XX secolo. Il ghiaccio Artico e quello della Groenlandia, che dovrebbe essere in forte “riduzione”, va congelandosi a livelli storici, e sta crescendo ad un ritmo vertiginoso in Antartide.
Ma il Presidente Obama continua ad insistere che il pericoloso cambiamento climatico sta avvenendo adesso, e che per gli ufficiali militari si tratta di un “ingiustificato abbandono di servizio” il negare che il cambiamento climatico “è un rischio immediato per la nostra sicurezza nazionale”.
Nel frattempo, il Washington Post intona: “Il più potente argomento dei Repubblicani contro qualunque azione nei confronti del cambiamento climatico – ossia che le altre nazioni non ridurranno le emissioni, in modo che gli sforzi degli Stati Uniti risulteranno del tutto inutili – si sta sgretolando. L’Unione Europea ha avuto politiche climatiche sovrapponibili che sono in atto da molti anni. La Cina, il più grande emettitore del pianeta, continua a fornire i dettagli su come riuscirà a raggiungere gli obiettivi di riferimento climatici annunciati un anno fa. I negoziatori mondiali sono pronti ad assemblarsi a Parigi nel mese di Novembre per raggruppare gli impegni provenienti da decine di nazioni in un unico accordo che dovrebbe portare il mondo ad imboccare la via della riduzione delle emissioni.”
Giusto. La via verso una riduzione del biossido di carbonio, il fertilizzante delle piante, per evitare “disastri senza precedenti” che non si stanno verificando (tranne che nei modelli al computer SimPlanet), stabilizzando un clima perennemente mutevole che è guidato da potenti forze naturali su cui gli esseri umani non hanno alcuna forma di controllo – sotto il giogo di un trattato di Parigi 2015 che infliggerà una governance globale da parte di attivisti e burocrati non eletti, porterà ad un abbassamento del tenore di vita per miliardi di persone, e avvierà la ridistribuzione della ricchezza di almeno 100 miliardi di dollari all’anno per le élite al potere nei paesi poveri.
Per una volta, il Presidente Obama vuole che l’America svolga un ruolo di leadership, attraverso una guerra all’energia a base di carbonio che la sua stessa EPA (Environment Protection Agency) ammette che ridurrà l’ipotetico riscaldamento globale di un impercettibile 0.02 gradi in 85 anni da oggi. Se azzeriamo il nostro consumo di combustibili fossili, insiste, il resto del mondo finirà per seguirci. E’ un vero e proprio delirio.
Per una volta, dovremmo svolgere il ruolo di guida da di dietro – invece che muoverci con i nostri cervelli infilati nel didietro. Un breve riassunto di quello che le altre nazioni stanno realmente facendo sottolinea quanto siano assurdi e ingannevoli la Casa Bianca, l’EPA e il Washington Post.
Le nazioni Europee e l’Unione Europea hanno a lungo sostenuto narcisistici diritti di voler “guidare il mondo” verso la “stabilizzazione del clima,” sostituendo gli idrocarburi con l’energia rinnovabile. I loro sforzi hanno fatto ben poco per convincere le nazioni povere a fare altrettanto – ma hanno fatto salire alle stelle i prezzi dell’energia nell’UE, che sono costati milioni di posti di lavoro nel continente europeo e hanno reso l’UE sempre meno competitiva a livello globale. Ora l’Europa dice che implementerà una ulteriore riduzione delle emissioni del 40% entro il 2030, ma solo nel caso di un nuovo accordo di Parigi che sia giuridicamente vincolante per tutti i paesi.
Tuttavia, due mesi fa, la Cina, l’India e la Russia si sono rifiutate di firmare una non vincolante dichiarazione sponsorizzata dagli USA, con la quale viene richiesta una maggiore cooperazione internazionale per combattere gli ipotetici riscaldamento e cambiamento climatico. E praticamente tutti i paesi in via di sviluppo si oppongono a qualsiasi accordo che preveda obiettivi vincolanti di emissione o addirittura “meccanismi di revisione obbligatoria” dei loro sforzi volontari per ridurre le emissioni dei gas serra.
Quello che realmente vogliono è un trattato che garantisca 100 miliardi di dollari all’anno per la “mitigazione, l’adattamento e la compensazione” sul cambiamento climatico, oltre che a tecnologie energetiche moderne che vengano fornite loro a costo zero. E questo sembra essere solo l’anticamera di apertura. In India, il ministro dell’ambiente Prakash Javadekar ha recentemente dichiarato che “il disegno di legge per l’azione climatica per il mondo non ammonta solamente a 100 miliardi di dollari. E’ in realtà un finanziamento di migliaia di miliardi di dollari l’anno.” Le nazioni industrialmente sviluppate sono” storicamente responsabili” per il cambiamento climatico, sostiene, e devono garantire condizioni di “giustizia” per i paesi in via di sviluppo, finanziando completamente il Fondo Verde per il Clima. La sola India deve ricevere 2.5 trilioni di dollari!
Finora, i contributi annunciati al fondo ammontano ad un totale di appena 700 milioni di dollari – e il Primo Ministro David Cameron ha dichiarato che la Gran Bretagna è intenzionata a fornire un contributo una tantum di soli 9 milioni di dollari. Cameron ha definito l’energia rinnovabile una “porcheria verde” e prevede di porre fine a tutte le sovvenzioni “verdi” entro il 2025, per ridurre i prezzi dell’energia elettrica che hanno fatto piombare milioni di famiglie in condizioni di povertà energetica e hanno causato la perdita di migliaia di posti di lavoro nel settore della produzione di acciaio nel Regno Unito.
La dipendenza della Germania dal carbone continua a crescere; attualmente i Tedeschi generano il 44% della loro elettricità dalla roccia nera – più di qualsiasi altra nazione europea. In Polonia, il primo ministro Eva Kopacz sostiene che l’energia nucleare non è più una priorità e che la sicurezza energetica del suo paese si concentrerà invece sempre di più sul carbone. Ma è in Asia che l’uso del carbone e le emissioni di CO2 sono destinate a crescere maggiormente – e questo sottolinea come siano completamente distaccate dalla realtà la Casa Bianca, l’EPA e il Washington Post.
La Cina adesso ottiene all’incirca il 75% della sua elettricità dal carbone. Il suo consumo di carbone è diminuito in piccola misura nel 2014, dato che il Regno di Mezzo si è rivolto in forma assai leggera al gas naturale e al solare, per questioni di pubbliche relazioni e per ridurre i gravi problemi relativi alla qualità dell’aria. Tuttavia, prevede di costruire 363 nuove centrali elettriche a carbone, con molti dei nuovi impianti che probabilmente verranno attrezzati o aggiustati con sistemi di lavatori (scrubbers) e altre attrezzature allo scopo di ridurre le reali emissioni inquinanti che compromettono la salute.
L’India si concentrerà sulla “efficienza energetica” e ridurrà la sua “intensità di emissioni” della C02 (per unità di crescita), ma non le sue emissioni complessive. Inoltre acconsentirà all’accrescimento della sua dipendenza dall’energia eolica e da quella solare, soprattutto per quelle zone remote che non è previsto vengano collegate nel breve termine alla rete elettrica in crescita del subcontinente. Comunque, l’India prevede anche di aprire una nuova miniera di carbone al mese e di raddoppiare la sua produzione e il suo consumo di carbone entro il 2020.
Il Pakistan sta indirizzandosi verso un percorso del tutto simile – così come lo stanno facendo il Vietnam, le Filippine e altri paesi del Sud-Est Asiatico. Anche il Giappone progetta di costruire 41 nuove unità a carbone nel corso del prossimo decennio. Nel complesso, afferma l’Agenzia Internazionale per l’Energia, la domanda di energia del Sud-Est Asiatico crescerà dell’80% entro il 2040, e i combustibili fossili forniranno circa l’80% del mix energetico totale della regione entro tale data.
L’Africa perseguirà un percorso similare per sollevare la sua gente dalla povertà. Niente più pannelli solari sulle capanne. Il continente ha una grande abbondanza di petrolio, carbone e gas naturale – e intende utilizzare questi combustibili, mentre esige la sua “quota equa” della tecnologia libera, della “capacità costruttiva”, e del denaro di “riparazione” climatico. Nel corso della conferenza climatica dell’ONU svoltasi a Durban nel 2011, tutte le nazioni convennero che il successivo trattato avrebbe imposto degli obiettivi di emissione giuridicamente vincolanti oltre che obbligare a recensioni sui progressi compiuti nella riduzione delle emissioni. Loro inoltre istituirono il sistema di redistribuzione della ricchezza del Fondo Verde sul Clima. Adesso quelle promesse sulla riduzione della CO2 sono finite nella pattumiera della storia, perché le nazioni in via di sviluppo ritengono di avere il sopravvento in tutti i negoziati sul clima.
Hanno probabilmente ragione. Il Presidente Obama ha detto a “60 Minutes” (60 Minutes è un programma televisivo statunitense di attualità, in onda sul network televisivo CBS – n.d.t.) che la sua definizione di leadership coincide con quella di “leader sul cambiamento climatico”, ed è evidente che stia cercando disperatamente di ottenere un lascito che vada al di là dei pasticci in Iran, Iraq, Siria, Russia, Ucraina, Bowe Bergdahl e dei disastri economici. Inoltre, le nazioni Occidentali hanno creato un mostro climatico e una Industria della Crisi Climatica, che deve essere placata con sacrifici perpetui: energia costosa, inaffidabile, meno posti di lavoro, standard di vita più bassi e un maggior numero di decessi. Non sorprende nessuno se i Paesi Asiatici e quelli Africani si aspettano di ottenere migliaia di miliardi di dollari, tecnologia energetica gratuita, e un’esenzione gratuita da qualunque impegno vincolante.
Gli elettori, i consumatori, i funzionari eletti e i giudici devono svegliarsi e agire. Lo Speaker della Camera Paul Ryan, i membri del Congresso, i governatori, i dirigenti d’azienda e i candidati presidenziali hanno bisogno di essere a conoscenza dei fatti, devono saper comunicare con forza, devono ripudiare politiche energetiche e climatiche distruttive – e far sapere al mondo che il Senato respingerà qualsiasi trattato di Obama che lega gli Stati Uniti a tagli draconiani delle emissioni e a un qualunque trasferimento della sua ricchezza.
Soprattutto, tutti loro devono sfatare, privare di finanziamenti e demolire le montagne di regolamentazioni anti combustibili fossili, anti lavoro, anti crescita, anti famiglia che Obama & Co. hanno imposto – o che hanno intenzione di imporre prima della scadenza del loro mandato – e questo allo scopo di prevenire una crisi climatica che esiste solo nelle loro menti e nei modelli al computer.
Paul Driessen è analista politico senior per il Comitato per un Domani Costruttivo / Committee For A Constructive Tomorrow (www.CFACT.org) ed è l’autore di “Eco-Imperialism: Green power – Black death”.
Translation by Mauri Sesler (scientific translator)