Sta diventando sempre più difficile districarsi fra le molte notizie che circolano in rete a proposito di clima, riscaldamento globale, scioglimento dei ghiacci,… Come si fa a mantenere la bussola?
Lungi dall’avere la certezza in tasca, ci sta a cuore mettere a disposizione dati scientifici, e quindi per loro natura intrinseca, mutevoli.
Purtroppo, però, nel momento storico che stiamo vivendo, non credere ciecamente alla visione che va per la maggiore è sufficiente per essere apostrofati come negazionisti – se va bene – o complottisti alla peggio. Non ci si rende conto che aderire ciecamente a qualcosa significa essere automaticamente fuori dal processo scientifico.
Sapete che attorno alla questione del riscaldamento globale – ribattezzato recentemente “cambiamento climatico” – sono cominciati a trapelare diversi elementi che fanno pensare che ci sia stata una volontaria manipolazione dei dati strumentali a disposizione (qui e qui se volete fare un ripasso).
Ci si è poi resi conto che quello che da tutti (tutti chi, poi…?) era considerato un consenso scientifico unanime a proposito del legame inconfutabile fra aumento delle temperature e aumento proporzionale della CO2 prodotta dall’uomo non era poi così universalmente accettato (di fatto, si parla di un modesto 10%).
Più di uno scienziato che si occupa di clima, allora, ha cominciato a domandarsi se ci fossero degli interessi (economici? politici? altri?) nel convincere l’opinione pubblica della teoria pro riscaldamento globale. Sembra che qualcosa sia saltato fuori…
Un funzionario delle Nazioni Unite, Christina Figueres, qualche mese fa dichiarava che tutto questo faccia parte di una volontà precisa per ridurre la crescita della popolazione.
Ecco alcune delle molte dichiarazioni (che potete leggere qui) che aggiungono ulteriori elementi:
Noi di fatto redistribuiamo la ricchezza mondiale attraverso le politiche sul clima… sostanzialmente è un grosso errore discutere della politica del clima separatamente dai principali temi della globalizzazione… Ciascuno deve liberare se stesso dall’illusione che la politica climatica internazionale sia una politica ambientale. Non ha più niente a che fare con l’amabiente – Ottmar Edenhoffer, ufficiale UN-IPCC ad alto livello.
Invece che considerare i modelli come qualcosa che descrive la verità letterale, dobbiamo vederli come finzioni convenienti che cercano di fornire qualcosa di conveniente – Davide Frame, modellatore climatico, Oxford University.
Non è un segreto che molta ricerca sul cambiamento climatico è soggetta ad opinioni, che i modelli climatici a volte sono in disaccordo persino sui segni dei cambiamenti futuri (ad esempio, clima futuro asciutto o caratterizzato da molte precipitazioni). Il problema è che soltanto l’esagerazione sensazionale fa di una storia qualcosa che possa attrarre l’attenzione dei politci e dei lettori. Per cui, sì, gli scienziati climatici devono esagrare, ma nel mondo di oggi, questa è l’unica via per assicurarsi una qualche azione politica e, ancora di più, finanziamenti federali che riducano l’incertezza scientifica – Monika Kopacz, scienziata atmosferica.
Per chi ha voglia, è molto interessante anche l’intervento di Alex Epstein’s al Congresso: un breve intervento che punta il dito contro la moralità delle politiche energetiche negli USA.
C’è di che riflettere…
Sara Maria Maestroni