Autore: Massimo Lupicino
Data di pubblicazione: 07 Luglio 2017
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=45042

 

Cari lettori di CM, vi allego di seguito una Flowchart, di quelle che vanno tanto di moda nel campo del Project Management.

Nessuna pretesa scientifica, per carità, ma solo uno spunto per una riflessione collettiva.

Un tentativo molto elementare, per quanto mi riguarda, di mostrare quante incertezze, quante forzature e quante assunzioni siano alla base del concetto “+CO2 = più caldo = moriremo tutti salvo-che”.

Sono tante, le assunzioni alla base del pensiero attualmente dominante. Ma se si fosse prodotta una flowchart del genere, prima di spendere una montagna di miliardi su una causa forse giusta o forse sbagliata?

Se si fosse arrivati alla conclusione o anche solo al sospetto che più CO2 poteva significare, per esempio, Global Greening, aumento della produzione agricola o persino diminuzione dei fenomeni meteorologici estremi? Sarebbe stato necessario, in quel caso, massaggiare fino allo sfinimento i dataset di temperatura? Produrre studi ammazza-hiatus di dubbio valore scientifico? Produrre modelli climatici clamorosamente fallimentari (salvo modificare a babbo morto i dati reali)? E poi costringere cittadini comuni e industrie a pagare l’elettricità il doppio? Provocare indirettamente deindustrializzazione e decrescita? Demonizzare fonti di energia economiche ed affidabili? E tanto, tanto altro?

Perché, vedete, secondo me il punto centrale della discussione è proprio questo: prima di litigare come i capponi di Renzo su pochi decimi di grado non ci si è posti la domanda più importante: ma questo aumento della concentrazione di CO2 (incluso l’associato, debole aumento della temperatura globale misurato finora) è positivo o negativo per il nostro Pianeta e per il nostro benessere?

È una domanda che non può restare inevasa. Anzi, sarebbe la prima domanda da fare. Perché se la risposta è che un incremento di CO2 forse fa più bene che male (ed è lecito sospettarlo, alla luce di fatti concreti e misurati come il global greening o l’aumento di produzione agricola) allora che facciamo? Se la CO2 è centrale e prevale su ogni altro fattore, come vogliono farci credere, allora dovremmo concludere che bisogna aumentare il consumo di carbone e di petrolio a più non posso. E disincentivare qualsiasi sorgente di energia non fossile.

È evidente che non può essere questa la soluzione, ad esempio perché bisogna considerare gli effetti sull’inquinamento ambientale, o perché esistono fonti non-fossili affidabili come il nucleare che sarebbero ingiustamente penalizzate, e per tanti altri motivi.

Ci hanno convinti che la CO2 è un veleno, piuttosto che il mattone elementare della vita sulla Terra, costruendo sulla questa grottesca e gigantesca fake-news scientifica un castello di teoremi che fa acqua da tutte le parti. E con un’unica conclusione: bisogna tagliare le emissioni di CO2 ad ogni costo. Punto.

E tuttavia, alla prova di fatti reali e non sulla base di modelli fallimentari, è legittimo coltivare il dubbio che un aumento di CO2 faccia persino più bene che male al nostro Pianeta, e al nostro tenore di vita. Se ne può parlare? No. Anzi sì, sulle riserve indiane come questo Blog.

PS: l’evidenza ci dice che in barba alla retorica sul dramma dell’abbandono della COP21, alcuni dei paesi indicati come salvamondo stanno costruendo tante nuove centrali a carbone. Cina in testa, con un aumento di circa il 50% della generazione già installata. Si predica bene e si razzola male, come al solito. Forse una flowchart del genere ce l’hanno in testa in tanti, evidentemente. L’importante è che non se ne parli. Del resto, c’è da proteggere un interesse superiore.

A sapere qual è, questo interesse superiore da proteggere…

PS: dopo tanta introduzione, ecco finalmente la flowchart… Cliccate e ingrandite secondo necessità 😉