Poco tempo fa, parlavo delle prime conseguenze delle abbondanti precipitazioni fuori stagione che si sono verificate negli USA.

Sia nei commenti sulla pagina FB del sito che direttamente sotto l’articolo, ha suscitato qualche reazione la frase con cui chiudevo l’articolo – e che riporto integralmente:

… Suggerisco di cominciare ad esercitare la propria flessibilità individuale, partendo dal quotidiano e dal piccolo: ad esempio, invece che mangiare la dose abituale di biscotti a colazione, cominciare a mangiarne uno di meno, per poi via via allargare ad altri ambiti. Nessuno nasce con la flessibilità: si è più o meno inclini a ciò, il resto si acquisisce con l’allenamento 😉

Questa cosa del ridurre di un biscotto la dose mattutina non è piaciuta molto ed è stata interpretata ora come un invito al digiuno ora come un esercizio inutile e totalmente slegato dalla realtà.

Siamo proprio sicuri che sia così…?

Diamo un’occhiata a questa immagine:

 

 

Come dice il titolo, si tratta della fotografia a inizio Giugno 2017 delle coltivazioni di mais negli USA: secondo i dati a disposizione di FARM BUREAU, le zone in rosso e bordeaux sono gli acri in condizioni, rispettivamente, scarse e molto scarse.

Nell’articolo da cui l’immagine è stata presa (sono stati cambiati i colori, ma il significato è il medesimo), si dice che:

…. la Eastern Corn Belt (letteralmente, Cintura Orientale del Mais, ndr) sta vivendo i peggiori effetti derivanti dalle condizioni climatiche [che ci sono state] fin qui, in questa stagione di semina e crescita [delle colture]. Questi Stati hanno avuto precipitazioni sopra la media, associate a temperature più fredde della media durante la stagione della semina. Condizioni del genere bloccano la semina e diventa più difficoltoso per il mais crescere e svilupparsi, a causa di possibili effetti sulla germinazione dei semi, sul contenuto di nutrienti del terreno e sulla struttura delle radici.

Sapendo cosa sta succedendo dal punto di vista climatico, non è rassicurante leggere queste parole. Non è difficile immaginare che ci saranno delle conseguenze nel mercato alimentare, non solo degli USA, ma europeo.

Proseguendo, l’articolo assume un taglio più rassicurante (comprensibilmente), affermando che questa situazione non è troppo diversa da quella dell’anno scorso e che comunque è migliore rispetto a quella di una settimana fa. Tranquillizza ulteriormente i propri lettori, affermando che gli agricoltori sono ancora in tempo a convertire le colture di mais in soia.

Tralasciando il fatto che il mais è un cereale ed è anche senza glutine (avete presente quante persone a livello mondiale, celiache o meno, basano la propria dieta sul mais…?) e che la soia è un legume (fonte di proteine vegetali e base della dieta dei vegetariani/vegani), non sarei sorpresa se nei prossimi mesi vedremo campagne di informazione su quanto fa bene un regime alimentare che fa largo uso di prodotti a base di soia, magari accompagnata da un lieve discredito delle proprietà nutrizionali del mais…

Non dimentichiamo che il Governo degli USA, alla fine della seconda guerra mondiale ha coinvolto Kurt Lewin, psicologo tedesco e pioniere della Psicologia sociale, commissionandogli una campagna per indurre le massaie a consumare le frattaglie, riuscendoci… 😉

 

Concludendo, quindi, conviene cominciare a familiarizzare con l’idea che nei prossimi anni, potremmo non avere la disponibilità alimentare a cui siamo stati abituati finora…

 

Sara Maria Maestroni
Attività Solare.