Autore: Massimo Lupicino
Data di pubblicazione: 14 Settembre 2021
Fonte originale:  http://www.climatemonitor.it/?p=55628

Su queste pagine abbiamo già affrontato più volte un tema che curiosamente sfugge del tutto ai radar dei giornaloni nostrani: quello dello scempio ambientale senza precedenti che nel silenzio generale sta colpendo le campagne italiane, in particolare quelle del Meridione: (Scempio Solare, Terzo Mondo).

Parliamo dei pannelli solari installati a perdita d’occhio su aree coltivabili. Aree in molti casi estremamente pregiate (ivi comprese zone di produzioni vitivinicola DOC). Pannelli installati grazie a permessi rilasciati con nonchalance dalle autorità chiamate a vigilare sulla cura del territorio, e nonostante la crescente opposizione delle comunità locali, per nulla supportate nella loro battaglia né dalla stampa, né tanto meno da quell’ambientalismo salottiero molto più innamorato di pannelli e pale eoliche cino-tedeschi piuttosto che del patrimonio naturalistico italiano.

Particolarmente colpito è ovviamente il sud Italia, “colpevole” di trovarsi in una fascia in cui il soleggiamento è generoso pur in assenza degli eccessi termici che rendono meno conveniente l’utilizzo dei pannelli di silicio a latitudini ancora inferiori. E non a caso, come già spiegato in altri post, c’è tanta speculazione straniera a spingere il processo di “silicizzazione” dei campi coltivati italiani, con i gruppi tedeschi e mittle-europei davanti a tutti, a seguire uno schema semplicissimo e così riassumibile:

  • Comprano la terra per quattro soldi al sud Italia, dove tra catastrofi naturali (leggi xylella), e catastrofi politiche (leggi reddito di cittadinanza) l’agricoltura sta diventando ormai più espressione di folklore che attività capace di generare reddito. Vendono e affittano la loro terra per poche migliaia di euro l’ettaro, i contadini del Sud, tra lo stupore divertito e goloso degli investitori.
  • Installano i pannelli in tempi brevissimi, e con generazione praticamente nulla di posti di lavoro: sia in fase di progettazione e costruzione dell’impianto che in termini di manutenzione dello stesso.
  • Consumano territorio su cui non si potrà più praticare l’agricoltura, e devastano il paesaggio sostituendo la terra un tempo coltivata con orribili distese nere di silicio, e associata ferraglia a supportarle, e reti metalliche a proteggerle da malintenzionati.
  • Infine intascano tariffe elettriche vantaggiose, a tutto ed esclusivo danno del consumatore italiano, che quelle tariffe maggiorate se le ritrova sul groppone in aggiunta a tutti gli svantaggi elencati sopra.

Riassumendo: l’italiano paga perdendo terre coltivabili, ritrovandosi un territorio sfregiato, posti di lavoro in fumo e una bolletta elettrica cara come il fuoco, con lo straniero (e non solo lui) che si mette in tasca i soldi delle nostre verdissime tariffe elettriche, e scappa col malloppo, inneggiando (giustamente) al piano “Next Generation EU” e alla folle legislazione europea sui crediti della CO2.

È la summa dell’ambientalismo scassato di questi tempi di follia: l’ambientalismo che con la scusa dell’ambiente distrugge l’ambiente. Che con la scusa della “sostenibilità” rende insostenibile la bolletta elettrica. E che con la promessa di un mondo migliore, trasforma la vita della gente in un inferno fatto di disoccupazione, distruzione di risorse naturali e scempio paesaggistico.

A sfidare il silenzio complice degli “ambientalisti” nostrani in doppio petto (curiosamente più interessati alle sorti degli speculatori tedeschi o della manifattura cinese, piuttosto che a quelle del nostro territorio e di chi lo abita) è Coldiretti, che proprio in occasione del G20 dei giovani a Milano ha lanciato la petizione “Sì all’energia rinnovabile senza consumo di suolo agricolo”.

Coldiretti propone una cosa semplicissima, ovvero che quelle orrende distese nere di silicio vengano relegate esclusivamente ai tetti dei fabbricati agricoli, piuttosto che usate per intombare le campagne italiane.

Un ciclo virtuoso che vedrebbe coinvolte le piccole realtà produttive agricole locali piuttosto che gruppi stranieri in cerca di soldi facili. Che tutelerebbe la bellezza e la fruibilità del nostro territorio. E che manterrebbe all’interno dell’Italia il profitto generato a spese dei contribuenti, sotto la forma di energia disponibile a basso costo per gli agricoltori perché sovvenzionata proprio da quegli ecobonus tanto cari all’Unione Europea.

Firmare questa petizione è un piccolo gesto, ma con un grande significato: esiste ancora un ambientalismo vero, che non si fa strumento di interessi economici anti-italiani, che non intende trasformare  contribuenti e contadini in carne da cannone per favorire gli interessi industriali tedeschi, danesi o cinesi che siano, o per arricchire fondi di investimento americani “ESG” gestiti da trilionari neo-trotskisti.

Un ambientalismo che mette davanti a tutto l’uomo, il suo diritto di lavorare la terra che ha ereditato dai suoi avi, di poter godere dei suoi frutti e della sua bellezza. È in questo ambientalismo che credono tutti coloro che abitano questo Villaggio. E nel nome di questo ambientalismo, l’invito è a firmare questa petizione.

Regaliamo terra da coltivare ai nostri ragazzi, e non distese di silicio nero che nemmeno parlano italiano.

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Firma qui per mettere fine allo scempio