Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 12 Maggio 2018
Fonte originale:  http://www.climatemonitor.it/?p=48386

Ci risiamo, nella prima metà di dicembre di quest’anno, avrà luogo l’ennesima conferenza delle parti dell’UNFCCC, la convenzione ONU sui cambiamenti climatici. Questa volta la location sarà più sobria del solito, niente paesi esotici o metropoli dense di significato storico dove ricrearsi tra una sessione negoziale e l’altra, si va in Polonia, con il rischio oltretutto di parlare di global Warming sotto la neve.

E qualcuno in effetti potrebbe anche rivedere l’opportunità di partecipare, anche perché nelle riunioni tecniche che gli instancabili sherpa del clima tengono per preparare il lavoro dei negoziatori, sembra si stiano facendo meno progressi del solito.

Nell’ultima di queste occasioni, che ha avuto luogo a Bonn negli ultimi giorni, si sarebbe dovuta produrre la bozza del manuale operativo dell’accordo di Parigi – si quello con cui hanno salvato il mondo – ma i capi delegazione pare siano riusciti solo a dirsi ci vediamo alla prossima. Sul tavolo, c’erano da prendere decisioni su cose che, a differenza della nuvola di fumo salvifico uscita da Parigi, riguardano cose reali, tipo come e chi dovrebbe controllare che gli impegni siano rispettati, da dove dovrebbe uscire la valanga di soldi promessi per “aiutare i paesi più esposti” a confrontarsi col problema del clima, quali differenze di approccio dovrebbero esserci tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo, insomma, cosette così, su cui evidentemente due anni fa a Parigi si era sorvolato nella fretta di abbracciarsi felici per aver rimesso al suo posto la mosca cocchiera del clima.

Sembra che quando si sono chiesti chi avrebbe dovuto metter mano al portafoglio per tirar fuori i 2 mld di dollari del Green Climate Fund che l’attuale presidente USA ha deciso di non sborsare, molti siano usciti per una telefonata urgente, altri si siano messi a fischiettare, altri ancora abbiano avuto un problema con i lacci delle scarpe.

Ergo, no manuale no party… oppure si, dai parti che la Polonia anche a dicembre può avere un suo perché!