Di Carlo Rotter – 23 Giugno 2023
La narrativa ambientalista è diventata un punto fermo della copertura mediatica mainstream negli ultimi anni. Dai rapporti sullo scioglimento dei ghiacciai alle affermazioni di temperature da record, sembra che non possiamo passare un giorno senza sentire parlare del destino imminente che è il cambiamento climatico. Ma questa narrazione ci viene spinta a nostro vantaggio o è uno strumento per manipolare il sentimento pubblico?

Un recente studio dell’Università di Losanna, punta verso quest’ultimo, rivelando intuizioni sulla copertura mediatica del cambiamento climatico e sui suoi effetti sul comportamento pubblico. I ricercatori hanno analizzato circa 50.000 pubblicazioni scientifiche sui cambiamenti climatici dal 2020 e hanno riscontrato una notevole propensione verso le scienze naturali. Lo studio suggerisce che i media tendono a concentrarsi su proiezioni climatiche future su larga scala e su una ristretta selezione di minacce, come lo scioglimento dei ghiacciai e gli orsi polari.
È interessante notare che i ricercatori hanno scoperto che questi tipi di narrazioni non ispirano comportamenti a favore dell’ambiente. Invece, spesso provocano respingimenti ed elusioni, portando a una mancanza di impegno nell’azione per il clima. Ciò non sorprende coloro che hanno osservato la tendenza dei media a propendere per il sensazionalismo nella loro copertura del cambiamento climatico.
Gli autori dello studio, Fabrizio Butera e Marie-Elodie Perga, propongono un approccio orientato alla soluzione alla comunicazione sui cambiamenti climatici. Tuttavia, questa proposta sembra essere solo un’altra tattica per manipolare il sentimento pubblico e forzare il rispetto delle preferenze politiche degli autori.
Come spiega Butera, la paura può portare a un cambiamento comportamentale, ma solo se il problema presentato è accompagnato da soluzioni. Questa affermazione implica un interesse per l’uso strategico della paura come strumento per guidare l’azione. Se il pubblico è sufficientemente spaventato e presenta una soluzione che si allinea con le preferenze politiche dell’autore, è più probabile che si conformi.
Questo studio rivela di più sui metodi di manipolazione in gioco nella narrativa sul cambiamento climatico che sul cambiamento climatico stesso. È chiaro che l’obiettivo è influenzare il comportamento pubblico piuttosto che informare il pubblico in modo obiettivo ed equilibrato.

Ciò che manca in questo studio e nel più ampio dibattito sui cambiamenti climatici è la presentazione di diverse prospettive, comprese quelle scettiche nei confronti della narrativa catastrofica prevalente. Il cambiamento climatico è una questione intricata con incertezze scientifiche e punti di vista ad ampio raggio, che dovrebbero essere rappresentati in modo equo per garantire la comprensione del pubblico. I media, e coloro che ne hanno il controllo, dovrebbero promuovere il pensiero critico, non la paura e le narrazioni unilaterali.
Fonte : WUWT
Come sempre, il pensiero critico e il sano scetticismo sono strumenti essenziali per navigare nel complesso mondo dell’influenza dei media.