Articolo dell’Università dell’East Anglia – 27 Novembre 2024

Per la prima volta, i ricercatori hanno quantificato le emissioni globali di un gas zolfo prodotto dalla vita marina, rivelando che raffredda il clima più di quanto si pensasse in precedenza, soprattutto sull’Oceano Antartico.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, dimostra che gli oceani non solo catturano e ridistribuiscono il calore del sole, ma producono gas che poi generano particelle con effetti climatici immediati; Ad esempio, attraverso l’illuminazione delle nuvole che riflettono questo calore.

Gli oceani emettono zolfo e raffreddano il clima più di quanto si pensasse in precedenza
Gli scienziati sono riusciti a quantificare per la prima volta le emissioni di metanetiolo negli oceani su scala globale. Crediti: Rafel Simó (ICM-CSIC)

Questo amplia l’impatto climatico dello zolfo marino perché aggiunge un nuovo composto, il metanotiolo, che in precedenza era passato inosservato. I ricercatori hanno rilevato il gas solo di recente, perché in precedenza era stato notoriamente difficile da misurare. Il lavoro precedente si era concentrato sugli oceani più caldi, mentre gli oceani polari sono i punti caldi delle emissioni.

La ricerca è stata condotta da un team di scienziati dell’Istituto di Scienze Marine (ICM-CSIC) e dell’Istituto di Chimica Fisica Blas Cabrera (IQF-CSIC) in Spagna. Tra questi c’era il Dr. Charel Wohl, precedentemente presso l’ICM-CSIC e ora presso l’Università dell’East Anglia (UEA) nel Regno Unito.

I loro risultati rappresentano un importante passo avanti rispetto a una delle teorie più rivoluzionarie proposte 40 anni fa sul ruolo dell’oceano nella regolazione del clima terrestre.

Ciò suggerisce che il plancton microscopico che vive sulla superficie dei mari produce zolfo sotto forma di gas, il dimetilsolfuro, che, una volta nell’atmosfera, si ossida e forma piccole particelle chiamate aerosol.

Gli aerosol riflettono parte della radiazione solare nello spazio e quindi riducono il calore trattenuto dalla Terra. Il loro effetto di raffreddamento è amplificato quando vengono coinvolti nella formazione delle nuvole, con un effetto opposto a quello dei ben noti gas serra come l’anidride carbonica o il metano.

I ricercatori sostengono che questo nuovo lavoro migliora la nostra comprensione di come il clima del pianeta è regolato dall’aggiunta di un componente precedentemente trascurato e che il lavoro illustra l’importanza cruciale degli aerosol di zolfo. Evidenziano inoltre l’entità dell’impatto dell’attività umana sul clima e che il pianeta continuerà a riscaldarsi se non si interviene.

Il Dr. Wohl, del Centro per le scienze oceaniche e atmosferiche dell’UEA e uno degli autori principali, ha dichiarato: “Questo è l’elemento climatico con la maggiore capacità di raffreddamento, ma anche il meno compreso. Sapevamo che il metanotiolo usciva dall’oceano, ma non avevamo idea di quanto e dove. Inoltre, non sapevamo che avesse un tale impatto sul clima.

“I modelli climatici hanno notevolmente sovrastimato la radiazione solare che raggiunge effettivamente l’Oceano Antartico, in gran parte perché non sono in grado di simulare correttamente le nuvole. Il lavoro svolto qui colma in parte il divario di conoscenze di lunga data tra modelli e osservazioni”.

Con questa scoperta, gli scienziati possono ora rappresentare il clima in modo più accurato in modelli utilizzati per fare previsioni di riscaldamento di +1,5ºC o +2ºC, un enorme contributo al processo decisionale.

“Fino a ora, pensavamo che gli oceani emettessero zolfo nell’atmosfera solo sotto forma di dimetilsolfuro, un residuo di plancton che è il principale responsabile dell’odore evocativo dei crostacei”, ha detto il Dr. Martí Galí, ricercatore presso l’ICM-CSIC e un altro dei principali autori dello studio.

Il Dr. Wohl ha aggiunto: “Oggi, grazie all’evoluzione delle tecniche di misurazione, sappiamo che il plancton emette anche metanotiolo, e abbiamo trovato un modo per quantificare, su scala globale, dove, quando e in quale quantità si verifica questa emissione. Conoscere le emissioni di questo composto ci aiuterà a rappresentare in modo più accurato le nuvole sopra l’Oceano Antartico e a calcolare in modo più realistico il loro effetto di raffreddamento“.

I ricercatori hanno raccolto tutte le misure disponibili di metanetiolo nell’acqua di mare, hanno aggiunto quelle che avevano effettuato nell’Oceano Antartico e sulla costa mediterranea e le hanno messe in relazione statisticamente con la temperatura dell’acqua di mare, ottenuta dai satelliti.

Ciò ha permesso loro di concludere che ogni anno e in media globale, il metanetiolo aumenta le emissioni di zolfo marino note del 25%.

“Potrebbe non sembrare molto, ma il metanetiolo è più efficiente nell’ossidare e formare aerosol rispetto al dimetilsolfuro e, quindi, il suo impatto sul clima è amplificato”, ha detto il co-leader Dr. Julián Villamayor, ricercatore presso IQF-CSIC.

Il team ha anche incorporato le emissioni marine di metanetiolo in un modello climatico all’avanguardia per valutare i loro effetti sul bilancio radiativo del pianeta. Ha dimostrato che gli impatti sono molto più visibili nell’emisfero australe, dove c’è più oceano e meno attività umana, e quindi la presenza di zolfo dalla combustione di combustibili fossili è inferiore.

Ulteriori informazioni: Charel Wohl et al, Le emissioni marine di metanotiolo aumentano il raffreddamento degli aerosol nell’Oceano Antartico, Science Advances (2024). DOI: 10.1126/sciadv.adq2465

Informazioni sulla rivista: Science Advances 

Fonte: phys.org