Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 22 Giugno 2018
Fonte originale:  http://www.climatemonitor.it/?p=48697

 

Donato Barone, autore del recente post sul bilancio di massa del ghiaccio antartico mi perdonerà, spero. Perché sto per aggiungere qualche informazione al suo interessantissimo articolo, ma sarà difficile farlo senza farsi scappare una risata. Il livello di patos con cui alcuni esperti del settore, che invece dovrebbero essere obbiettivi e distaccati, tenta di spiegare le cose è degno della miglior commedia. Quello che poi non si riesce davvero a digerire è perché un glaciologo dovrebbe cimentarsi in consigli sulle policy energetiche, lasciando trapelare un bias ideologico da cui chi fa ricerca farebbe bene a tenersi alla larga.

Dunque, prima la notizia, tratta da un tweet di Judith Curry:

Si tratta di uno studio appena uscito su Science, che ci ha pubblicato su anche un editoriale.

Rising bedrock below West Antarctica could delay catastrophic ice sheet collapse

Observed rapid bedrock uplift in Amundsen Sea Embayment promotes ice-sheet stability

Credo che ormai l’arcano sia svelato perché i titoli sono inequivocabili. Si parla di sollevamento isostatico, ossia innalzamento della crosta terrestre per effetto della diminuzione della pressione esercitata dalla massa glaciale. Un fenomeno che si innesca al termine delle ere glaciali e che dipende da molti fattori, come efficacemente spiegato appena qualche giorno fa.

Ora, sembra che grazie ad una recente campagna di misura, il team che ha pubblicato questo paper si sia accorto che la parte occidentale dell’Antartide, la Penisola Antartica, si stia sollevando alla considerevole velocità di 40mm all’anno. Di questo passo, scrivono, quella parte del continente si sarà sollevata di ben 8 metri di qui a fine secolo, e questo contribuirà in modo significativo a rallentare la perdita di massa glaciale.

Dagli esperti a vario titolo che hanno commentato questi risultati, traspaiono, mettiamola così, una certa prudenza mista a cauto ottimismo e, soprattutto, una dichiarata vocazione alle policy energetiche.

In primi gli autori che, evidentemente preoccupati di aver scoperto qualcosa di poco tragico, si affrettano a precisare:

Wilson dice che se le emissioni di gas serra continueranno senza sosta, l’innalzamento del livello del suolo sotto l’Antartide occidentale non sarà sufficiente a fermarne lo scioglimento. Tuttavia, in uno scenario di emissioni più moderato, le cose potrebbero andar meglio, naturalmente secondo le più moderne simulazioni modellistiche.

Segue tal Richard Halley, della Penn State University:

La comunità dei flussi di ghiaccio userà questi ed altri nuovi dati per fare migliori proiezioni. Credo che mentre si conducono questi nuovi esperimenti modellistici, i risultati di questo paper si dimostreranno importanti ma non decisivi e che le decisioni riguardanti il nostro sistema energetico siano ancora quelle che avranno la maggiore influenza sul futuro livello dei mari.

A seguire Robert DeConto, glaciologo:

Sono ottimista, ma attualmente il maggior contributo dell’Antartide al livello dei mari viene esattamente dalla regione da cui questo processo dovrebbe far rallentare le cose… … Non so per quanto le nostre linee di costa potranno aspettare che il morbido nucleo interno della Terra le possa salvare, non importa quanto viscoso possa essere.

Chiude Natalya Gomez della McGill University:

Per come la vedo io, con riferimento al lavoro di modellizzazione che ho fatto, questo feedback giocherà un ruolo importante nel fermare il ritiro dei ghiacci in questa regione in uno scenario a basse emissioni, molto meno in uno ad alte emissioni – con sufficiente riscaldamento in Antartide, questa regione si ritirerà e porterà ad un significativo innalzamento del livello del mare.

Niente da fare… mai una gioia