Del Professore Domenico Salimbeni – 26 Marzo 2024

La temperatura “percepita”: un concetto erroneo, astratto e idiota.

Da una settimana i telegiornali ci stanno ossessionando col “caldo record in Brasile” e la “temperatura percepita” di 62,3 °C a Rio de Janeiro. Ci stanno ossessionando tanto, con toni allarmistici, che mi sono convinto a ripubblicare un post sulla temperatura percepita che ho già pubblicato il 27 giugno scorso (il mese di giugno “più bollente di sempre”). Ma prima ho inviato un drone retroattivo di ultima generazione nella spiaggia di Capocabana per verificare quale fosse la situazione reale, e appena è arrivato, alle ore 19:00 è riuscito a inviarmi l’immagine 1 prima di sciogliersi.

Siamo ormai abituati a sentire notizie del tipo: “domani la ‘temperatura massima’ sarà di 34 °C mentre la ‘temperatura percepita’ arriverà a 38 °C”. Ebbene, un’informazione di questo tipo, non accompagnata da una specificazione più dettagliata, è priva di qualsiasi significato scientifico. Parlare di “temperatura percepita” è infatti sbagliato, per i seguenti motivi:

✓ L’organismo umano avverte delle sensazioni di caldo o di freddo, ma non può certo percepire temperature;

✓ Non esiste una “temperatura percepita vera”: il dato varia in ragione dell’indice bioclimatico utilizzato, cioè della formula scelta per il calcolo.

A riguardo del calore afoso, gli indicatori di uso generale prendono in conto solo la temperatura e l’umidità, visto che per la radiazione solare e la velocità del vento le misure disponibili sono in quantità molto inferiore e la loro variabilità spaziale è inoltre molto più marcata. Il dato che viene calcolato è espresso convenzionalmente in gradi Centigradi (°C), ma rappresenta una cosiddetta “temperatura apparente”, quindi una temperatura non vera, ma che, se l’umidità fosse pari ad un livello prefissato, dovrebbe essere quella che genera nelle persone la stessa sensazione di caldo provata nel caso reale.

Per fornire un’informazione attendibile, è quindi necessario:

1) comunicare quale indice di calore si è scelto;

2) chiarire quali sono i presunti livelli di disagio, in rapporto ai valori scaturiti dall’uso della formula utilizzata.

In mancanza di tali indicazioni, come ho premesso, fornire un dato di “temperatura percepita” è totalmente privo di senso. Esistono infatti numerosi indici di calcolo della temperatura percepita (AT: Apparent Temperature, DI: indice di Thom o Discomfort Index, HI: Heat Index, SSI: Summer Simmer Index, …). Ma qui di seguito ne considero solo due che potrebbero essere considerati i più utilizzati: “Humidex” e “THI”.

L’indice termoigrometrico “Humidex” si calcola in funzione della temperatura T (°C) e dell’umidità atmosferica espressa in termini assoluti, quindi come tensione parziale di vapore P (hPa): H = T + 0,56·(P – 10).

Il valore che se ne ricava è perciò una “temperatura apparente” per P = 10 hPa ed ha quindi una validità solo relativa al modello scelto ed alle condizioni che i suoi autori hanno chiarito.

Facciamo un esempio. Se nelle ore pomeridiane di una giornata estiva si registrano una T = 32 °C ed un’umidità relativa (U) del 40%, si calcola un indice H = 37 °C, infatti si ha: P = 0,061·U ×10^[7,5·T/(237,7+T)] dove il simbolo “^” sta per “elevato”.

L’indice termoigrometrico “THI” si basa sui valori della temperatura T (°C) e dell’umidità relativa U (%): THI = T–(0,55–0,0055·U)·(T–14,5).

Si tratta della temperatura apparente di un “ambiente saturo”, quindi per qualunque U<100% l’indice è inferiore alla temperatura reale, e nell’esempio citato sopra (T=32 °C e U=40%) si ottiene THI=26 °C.

Il confronto fra i due “indici di temperatura percepita” evidenzia in modo palese, mi sembra, che non ha senso parlare genericamente di “temperatura percepita” senza precisare qual è l’indice utilizzato: utilizzando due diversi indici abbiamo ottenuto due valori completamente differenti (37 °C e 26 °C) pur partendo delle medesime variabili meteorologiche o, meglio, “psicrometriche”. Inoltre è indispensabile mettere l’ascoltatore in grado di comprendere quale sia il “grado di disconfort” che corrisponde alla “temperatura percepita” calcolata. “Grado di disconforto” che dipende dalle “classi di valori” individuate per ciascuno degli indici scelti. Si vedano a questo proposito le due matrici allegate, che evidenziano i valori limite degli indici di temperatura percepita Humidex e THI delle diverse classi individuabili fra la condizione di pieno confort (area celeste chiaro) e quella di estremo disconfort (area rossa).

Humidex
THI
condizioni di confort
< 28
< 21
leggero disagio
28÷33
21~24
disagio
33÷39
24÷27
forte disagio con possibili pericoli per la salute
39÷45
27÷29
grave sofferenza con pericoli seri per la salute
45÷53
29÷32
gravissimo pericolo
> 53
> 32

Faccio un altro esempio, considerando la temperatura estiva di progetto a Cagliari: T=32 °C e UR=50%. Vediamo quali sono la temperatura “percepita” e il suo significato secondo alcuni indici:

1) Humidex: 39,5 °C, che significa: Estrema cautela. Disagio. Possibile colpo di calore, spossatezza e crampi da calore in seguito a prolungata esposizione al sole;

2) THI: 34,4 °C, che significa: Estrema cautela. Possibile colpo di sole; crampi da calore a seguito di prolungata esposizione e/o di attività fisica;

3) SSI: 39,7 °C, che significa: Mediamente caldo. Disagio significativo. Esiste il pericolo di un colpo di sole e di spossatezza da calore, a seguito di prolungata esposizione al sole e/o di attività fisica;

4) Thom: 27 °C, che significa: La maggioranza della popolazione prova disagio ed un significativo deterioramento delle condizioni psicofisiche.

E, tornando a Rio de Janeiro, con T=39 °C e UR=65%, parametri assunti semplicemente come esempio. si ottengono con quattro indici differenti i seguenti valori della temperatura “percepita” e il suo significato:

1) HI: 62,7 °C, che significa: Disconfort molto forte con possibile insolazione ma anche stato di “emergenza sanitaria”;

2) Humidex: 58,5 °C, che significa: Gravissimo pericolo di insolazione, possibile colpo di calore, spossatezza e crampi da calore in seguito a prolungata esposizione al Sole;

3) SSI: 53,7 °C, che significa: Molto caldo e rischio di colpo di calore;

4) Thom: 33,5 °C, che significa: La maggioranza della popolazione prova disagio.

quindi molto probabilmente la temperatura reale era inferiore a 40 °C, ma certamente non maggiore di 42 °C all’interno di una città. Ovviamente in estate si citano sempre, ma senza dirlo, temperature percepite secondo gli indici Humidex o SSI, in genere più alti degli altri indici, e spesso “gonfiati” un pochino per renderli più allarmistici.

È chiaro, vero, quali informazioni si forniscono indicando la “temperatura percepita” senza specificare l’indice utilizzato? In particolare: è chiara l’attendibilità del dato?