Bentrovati a questo articolo per capire come funziona il clima, estratto dal mio libro “Il Clima che verrà: glaciazione o global warming?” Alessio Russo, Amazon Kindle.

Per capire bene e definitivamente i meccanismi che portano ad un raffreddamento globale, parliamo ora dell’eccezionale episodio di El Nino che si verificò dal 1789 al 1795. Fu il più potente e prolungato degli ultimi 1000 anni almeno.
Ne parliamo facendo un riassunto di questo documento, “The Great El Nino of 1789-1795 and its global consequences : reconstructing extreme climate event in world environmental history” di Richard Grove, pubblicato nel 2007 su “The Medioeval History journal”.

La ricerca pubblicata inizia con una prefazione: si parla di El Nino come causa principale degli stravolgimenti sociali ed economici del 1700, in particolare dei suoi ultimi 2 decenni. Si fa un accenno alle condizioni climatiche estreme che colpirono gran parte del globo, facendo focus su varie aree geografiche: zona delle Indie (dove operava la prospera compagnie delle Indie), l’Egitto, il Messico, l’Australia, i “neonati” Usa e in special modo l’Europa, focalizzandosi sugli effetti che il clima estremo comportò riguardo la rivoluzione francese e le rivolte in Catalogna. Tale ricerca è finalizzata a capire come gli eventi di El Nino abbiano impattato nella società negli ultimi 5000 anni, e le connessioni tra la fase Enso positiva ed i principali cambiamenti climatici.

Dopo la prefazione, la ricerca va avanti e spiega come El Nino del 1789/1795 fu l’evento più forte e prolungato di sempre. Vengono elencati i principali periodi con El Nino prevalente: 1296-1400; 1640-1710 e anni ’80 e 90 del 1700. Si rimarca la possibilità che un El Nino altrettanto estremo si verificò nel periodo 1315-1318, anni della Crisi del trecento. Ciascuno di questi lassi di tempo ha visto condizioni eccezionali persistenti di Enso positivi, con pause al massimo di 1 o 2 anni senza El Nino. Si rimarca come ciascun periodo con El Nino prevalente ha coinciso con le fasi più crude della Piccola Era Glaciale (1300 e 1700). Proprio El Nino 1789/1795, il più forte in assoluto, è avvenuto nel periodo più freddo della Peg… Il più forte col più freddo, non è un caso come vedremo…
Molte informazioni ci vengono dagli archivi della compagnia delle Indie, molto florida e attiva in quel periodo tra il sud est asiatico e l’Indocina. In tale fase vi furono molti problemi per il blocco dei monsoni dovuto agli eventi persistenti di El Nino. Piogge pressoché nulle per molti anni di fila, mancanza di cibo ed acqua potabile. Queste mancanze di cibo ed acqua potabile portarono a diverse centinaia di migliaia di morti per fame e malattie infettive in tali aree. Si stima in alcune regioni asiatiche controllate da francesi, inglesi e olandesi, la popolazione locale diminuì fino ad un terzo nel corso del 1700. Una vera e propria strage.
Gli estremi di El Nino non riguardarono solo le indie. Anche in Australia, da poco colonizzata, si riportano (zona attuale Sidney) condizioni di tempo molto freddo e perturbato anche in estate, simile a detta di alcuni inglesi lì per questioni governativi, al novembre londinese.
Le cose non vanno meglio negli Usa. La zona delle grandi pianure sperimenta ad inizio anni 80 del ‘700 temperature molto fredde, conseguentemente all’eruzione del Laki in Islanda del 1783, con gelate estive e raccolti rovinati. Seguono poi dal 1787 al 1792 un susseguirsi di inverni anormalmente miti, ma con frequenti episodi alluvionali distruttivi. In molte zone degli Usa vi è un proliferare di specie infestanti, soprattutto mosquitos, i quali determinano focolai di febbre gialla. Dopo questi anni con inverni molto miti, si passa dal 1793 a una lunga serie di inverni gelidi ed interminabili. Insomma, un clima davvero pazzo e nocivo per la società umana, agricoltura in primis. Anche in Africa, si sperimentano terribili siccità in alcune zone, tipo l’Egitto, e devastanti inondazioni in altre, soprattutto negli Stati che si affacciano sull’Atlantico. Anche qui morte e carestia trionfano nel 1700.
Arriviamo ora all’Europa: dopo quasi un secolo di inverni gelidi (minimo di Maunder, 1640-1710, in balia di persistenti e forti episodi di Enso positivi) che toccarono il clou con l’eccezionale inverno 1709 (anch’esso anno con El Nino strong), dal 1710 al 1780 l’Enso positivo rientra nella frequenza normale, e gli estremi climatici si smorzano. Ciò segnerà una ripresa della ricerca scientifica ed artistica in Europa, con l’avvento delle idee illuministe.
Tutto ciò non sarà duraturo…nel 1782 si sviluppa nuovamente un forte El Nino, e le condizioni climatiche tornano a peggiorare. Il peggio arriva nel giugno 1783 con l’eruzione del Laki, in Islanda. Nella fase iniziale, i gas facendo il giro d’Europa portarono una fitta nebbia, la quale bloccò i porti, e determinò una sorta di accumulo di calore al suolo (specie di effetto serra). L’estate fu molto calda, intervallata ogni tanto da fenomeni grandinigeni e alluvionali piuttosto accesi. Dall’autunno si incominciò a sentire l’effetto “schermante” delle ceneri sulla radiazione solare: le temperature iniziarono a crollare già ad ottobre.
Da novembre a marzo l’Europa fu stretta nella morsa del gelo estremo
; gelarono molti fiumi e migliaia di persone morirono per il freddo e la fame. Nevicate pesanti ed abbondanti in molte zone.
L’estate del 1784 si mostra molto inclemente: tanta pioggia e freddo. Non mancano occasioni per forti gelate notturne fuori stagione in diverse zone del centro nord Europa. La produzione agricola crolla e si apre un primo processo di crisi in Europa, soprattutto in Francia e Spagna. Dal 1785 al 1787 El Nino si attenua, il clima si mitiga di nuovo e la crisi alimentare in Europa viene rimandata, ma solo di qualche anno. Nella primavera del 1788 torna l’Enso positivo e passerà alla storia come “The Great” El Nino … per gran parte del globo iniziano estremi climatici da film horror.
Con l’arrivo dell’inverno 1787/88 le cose cambiano di nuovo: la Francia e gran parte del centro Europa sperimentano uno degli inverni più freddi di sempre. Il prezzo del grano inizia a schizzare verso l’alto. La primavera successiva si presenta fresca ed umida; segue un’estate eccezionalmente torrida e siccitosa.
In tale estate si presentano solo 2 episodi precipitativi: due tremende grandinate, una il 29 maggio e la più forte il 13 luglio. Tali tempeste di ghiaccio furono assurde sia per estensione geografica che per dimensione dei chicchi (alcuni misurarono ben 8 libbre, un pallone da basket di ghiaccio per intenderci). Questi terrificanti eventi colpirono soprattutto la Francia, ma si hanno notizie di grandinate estreme anche in Germania, Paesi Bassi e Inghilterra. La grandine uccise tanti animali e ferì gravemente decine di persone. Molti alberi risultarono completamente spaccati.
Dopo mesi di caldo e siccità, la grandine diede il colpo di grazia all’agricoltura francese. L’autunno inizia mite ed ancora siccitoso, ma a inizio novembre stravolgimento totale: arriva il gelo, dalla Siberia. Già il 20 novembre gran parte d’Europa sperimenta minime tra -20 e -30 gradi. Si registrano inoltre spaventose e persistenti nevicate. La primavera e l’estate del 1789 proseguono fredde e instabili; in Francia e in Spagna esplode la protesta.
L’inverno successivo fu ancora peggio: il Tamigi restò completamente gelato da novembre a marzo. La gelata più lunga della sua storia; in Francia e in Spagna, (addirittura in Catalogna) gelò il mare. A Roma e Napoli fortissime nevicate si registrano a fine dicembre. La rivoluzione francese divampa e anche in altri territori europei si assiste violenze e proteste per la mancanza di generi di prima necessità. Gli inverni continuano ad essere gelidi in continua successione, uno dopo l’altro fino al 1795. L’inverno del 1794/95 si mostrerà anch’esso estremamente crudo. Poi, nel corso del 1795 El Nino si ritira e il clima torna a normalizzarsi.
A partire da questo racconto storico possiamo evidenziare alcuni aspetti fondamentali: ogni volta che El Nino diventa persistente, la circolazione zonale si blocca, divenendo anti-zonale. Estremi climatici di vario tipo iniziano a colpire un po’ tutto il pianeta.
Come anche verificato dagli autori del documento, la situazione teleconnettiva prevalente vedeva monsoni bloccati, con indice ITCZ molto basso ed un persistente indice NAO molto negativo (alta pressione forte prevalente tra Islanda, Groenlandia e Scandinavia). Insomma, tipico scenario da ripetute ondate di gelo in Europa e quindi di raffreddamento atmosferico. Gli stessi ghiacciai Alpini videro un impressionante espansione in tale periodo, specie proprio a partire dagli anni ’80 del 1700.
Per chi volesse ulteriormente approfondire l’argomento ed avere un quadro della tendenza climatica dei prossimi anni suggerisco di scaricarsi il mio libro a questo link
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A presto
Alessio