Di Fiorentino Marco Lubelli – 7 Dicembre 2019

La meteorologia non è una scienza esatta, non lo è perché, i mezzi tecnologici non riescono ancora a definire con assoluta certezza, e probabilmente non ci riusciranno mai, il tempo oltre le 72 ore, accade che si riesca a fare una previsione esatta di una tendenza, su questo siamo già molto più bravi rispetto a solo dieci anni fa, ma prevedere già oggi quello che accadrà su una determinata città tra una settimana, è ben lungi dall’accadere, ecco perché le app dei nostri telefonini, possono essere molto utili fino alle 48-72 ore ma oltre perdono di affidabilità. Quindi, se le previsioni oltre le 72 ore sono solo tendenze, figuriamoci quelle stagionali, può capitare che una tendenza venga confermata, ma risulta molto difficile, per esempio, prevedere con largo anticipo, una forte anomalia che sia negativa o positiva in un determinato luogo, magari molto circoscritto, ecco infatti perché le previsioni stagionali vengono fatte su larga scala, è più facile così individuare i feedback di una determinata teleconnessione che di norma, appunto, si esplicano su vaste zone del globo. Se dunque le previsioni stagionali non sono affidabili, possiamo però addentrarci nella climatologia per “scovare” qualche anomalia ricorrente alla vigilia di notevoli “eventi” climatici, che essendo appunto notevoli, devono trovare qualche segno premonitore individuabile appunto attraverso la storia del clima. Diremo subito che l’inverno appena iniziato di questi segni premonitori ne possiede alcuni, che, potrebbero portarci a prevedere un notevole evento freddo. Il primo di questi segni premonitori sta nella fase di minimo solare, e non un minimo solare qualunque, ma uno dei più profondi degli ultimi secoli, dovremo ancora valutare ampiamente le conseguenze che questo minimo, e soprattutto il successivo, potranno avere, ma, storicamente, gli inverni che coincidono con profondi minimi solari e con una QBO negativa, determinano le condizioni per almeno un forte notevole evento freddo durante la stagione fredda. la QBO, appunto, in discesa, l’ultimo valore per dicembre di 5,07, che potrebbe determinare il passaggio a negativo proprio nel corso dell’inverno, destabilizzando ulteriormente un vortice polare che come vedremo risulta già instabile. Vortice polare, stranissimo l’andamento del vortice polare quest’anno, tutti si aspettavano un vortice polare compatto a causa dello strat-cooling vissuto nelle scorse settimane, invece la comunicazione con i piani inferiori della colonna d’aria alle alte latitudini è risultata interrotta impedendo così che tutto il vortice polare si raffreddasse determinando una lunga fase “zonale-mite” sulle medie latitudini. Al contrario appaiono evidenti gli indizi di un possibile TST event a breve come dalle mappe che presenteremo qui di seguito.

Evidente l’insorgenza proprio in queste ore di uno stratwarming a 10 Hpa in zona aleutinica frutto di un chiaro TST event (riscaldamento del vortice polare innescato da flussi di calore provenienti dalla troposfera, strat warming che potrebbe nel giro di una decina di giorni trasferirsi in troposfera con la destabilizzazione del VP ancora da definire nelle possibili conseguenze. Concludiamo con un ultimo indizio, a mio avviso il più importante. Qui di seguito presenteremo in sequenza l’andamento delle temperature artiche nel 2019 confrontate con quelle di alcuni altri anni con andamento simile.

Se si confrontano questi anni con l’attuale si nota subito una anomalia evidente, in tutti questi inverni registriamo andamenti ondulatori marcati nelle temperature dell’artico con picchi caldi proprio in prossimità di dicembre, come quest’anno. Qui di seguito mostreremo la media delle anomalie termiche registrate nel mese di dicembre-gennaio e febbraio per questi anni.

A parte febbraio, i mesi di dicembre e gennaio appaiono fortemente influenzati da anomalie fredde, soprattutto sulle zone orientali e settentrionali dell’Europa. Quello che però le mappe non dicono è che in questa carrellata di anni sono presenti gli anni: 1986-87, 1984-85, 2001-2002, 1962-63, 1967-68, 1996-97, praticamente la quasi assoluta totalità, a parte l’annata 1965-66, nei quali si registrano le più pesanti ondate di gelo in Italia, un caso…? Vedremo.

Fonte: Progetto Scienze