Ma non disperare, non è ancora arrivato il momento di dire addio ai tuoi sogni di “energia oceanica gratuita” — dopotutto ci sono ancora a disposizione una montagna di soldi dei contribuenti per continuare a coltivarli.

Scritto dal Dott. Klaus L.E. Kaiser (Ontario, Canada)

Il numero di compagnie che si sono cullate nella vana speranza (alcune ancora lo fanno) di sfruttare la potenza degli oceani per generare “energia gratuita” è in costante aumento.

Una delle ultime aziende di cui abbiamo notizia a non andare troppo bene è la Ocean Power Technologies (OPT) di Monroe Township, New Jersey, USA. Secondo quanto riportato dal suo sito web la OPT ( https://oceanpowertechnologies.GCS-Web.com/ ), “è un pioniere nelle tecnologie che si muovono nell’ambito dell’energia rinnovabile delle onde, che converte l’energia generata dalle onde oceaniche in elettricità” e hanno in mano diversi brevetti per dimostrarlo.

In effetti, la OPT è stata fondata più di vent’anni fa. Nel 2007, le sue azioni quotate alla borsa valori NASDAQ, che da allora sono già andate incontro a numerosi consolidamenti azionari (1 nuova azione in cambio di 10 vecchie azioni), venivano scambiate per una cifra di più o meno 4.000 dollari per quota di partecipazione. In questo momento è possibile acquistare una delle sue azioni per circa 3 dollari, e questa è chiaramente una fantastica idea di investimento.

Diamo adesso un’occhiata alla vasta gamma di idee di base per sfruttare l’energia degli oceani

Elettricità generata dall’energia delle onde

Questo è con tutta probabilità il sistema più comune utilizzato per generare elettricità dagli oceani. Dopo tutto, ci sono quasi sempre e praticamente dappertutto piccole onde (0,5 mt) che è possibile trovare su qualsiasi riva. A questo scopo sono stati proposti un gran numero di dispositivi stazionari (saldamente ancorati sul fondale) e galleggianti. Ad esempio, i dispositivi galleggianti ideati dalla Pelamis Wave Power riguardavano serbatoi allungati, parzialmente pieni d’acqua, che avrebbero dovuto creare internamente un moto avanti e indietro dell’acqua (come fa il bambino che smuove le acque nella vasca da bagno) e avrebbero dovuto azionare una turbina interna. Non hanno funzionato e la compagnia è fallita.

Anche il progetto proposto dalla OPT ha a che fare con dispositivi galleggianti, a forma di boe ancorate sul fondale. Le specifiche tecniche offerte dalla OPT in realtà non forniscono dettagli su come l’energia delle onde possa essere convertita in elettricità.

Un altro dispositivo stazionario è stato pensato dal progetto della SeWave wave farm a Nípanin, nelle Isole Far Oer. L’acqua (ascendente) avrebbe dovuto comprimere uno spazio aereo fisso nella roccia sulla terraferma, cosa che avrebbe dovuto azionare una turbina ad aria. Avrebbe dovuto essere completato ed installato nel 2010. Non se ne è più saputo nulla da allora.

La stessa idea, in realtà resa esecutiva nel 2000, era stata quella dell’ Islay LIMPET, che allora affermava essere il primo dispositivo commerciale per la generazione di elettricità dalle onde. Da allora è stato dismesso.

Elettricità generata dai gradienti di salinità (osmosi)

Questa idea si basa sul lungamente noto concetto di osmosi, che è il processo naturale di equilibratura della salinità tra acqua a bassa salinità (acqua dolce) e quella ad alta salinità (acqua salata). Richiede sia quantità similari che una membrana semi-permeabile che permetta alle molecole d’acqua di passarci attraverso, ma non agli ioni di sale. È stato testato in Norvegia in un impianto sperimentale diversi anni fa. Può funzionare bene in un ambiente di laboratorio con acqua pulita, ma non così bene con l’effettiva acqua oceanica. I piccoli pori della membrana vengono prontamente ostruiti da altri materiali e il sistema è stato riconosciuto non essere commercialmente praticabile.

Elettricità generata dalle correnti di marea

Nel 2016, con notevole fanfara, la compagnia Cape Sharp Tidal (CST) lanciò la sua “lungamente attesa” turbina subacquea sperimentale nella Baia di Fundy. Nella Baia di Fundy, che si trova in Nova Scotia, Canada, si registrano tra i più grandi cambiamenti al mondo del livello del mare di marea e, per questo motivo anche ravvicinate correnti di marea molto potenti. Il progetto ha portato alla costruzione di una grande turbina subacquea il cui scopo era quello di convertire in energia elettrica i flussi di marea in entrata e in uscita.

L’euforia non durò molto a lungo. Alla fine del 2018, la CST, co-posseduta dalla Emera Inc. (EI) della Nova Scotia e dalla compagnia irlandese OpenHydro Ltd. (OH), una filiale della compagnia francese Naval Energies (NE), hanno raggiunto il capolinea. Sia la CST che l’OH hanno depositato la richiesta di fallimento.

Tutto questo non mi ha colto di sorpresa. La grande turbina subacquea, collocata piuttosto al largo dove la baia si estende all’incirca per 500 mt o poco più, non era in grado di generare l’elettricità prevista. La corrente aveva un sacco di spazio per fluire aggirando l'”ostacolo” della turbina che quindi non aveva la possibilità di generare molta elettricità.

Elettricità generata dalle maree

Ci sono tuttavia alcuni impianti molto conosciuti per la generazione di elettricità dalle maree che funzionano per davvero. Questi impianti si trovano in Canada, Francia, Corea del Sud e Regno Unito. Sono tutti dotati di grandi barriere che consentono alla marea in arrivo di alzare il livello dell’acqua dietro di loro e che consentono il funzionamento delle regolari turbine d’acqua con la bassa marea. Esse operano essenzialmente allo stesso modo di qualsiasi diga che utilizza l’energia dei diversi livelli di acqua nel serbatoio di rialzo e nel punto di rilascio inferiore.

Tuttavia, anche tali sistemi hanno i propri limiti e denotano alcune problematiche importanti. Una limitazione è il cambiamento quasi costante delle maree. Per prima cosa, gli intervalli di tempo fra le alte (per riempire il serbatoio) e le basse maree (per generare elettricità svuotandolo), durante i quali si può generare maggior quantità di energia, sono piuttosto brevi. Inoltre, tali strutture interferiscono con altre attività, come il traffico marittimo verso un porto e l’ampio spazio necessario ai pesci per cercare foraggio e per riprodursi. Oltre a questo, la presenza occasionale di balene megattere e possibilmente altri “relitti e rottami” possono causare problemi.

E quindi per riassumere

L’energia oceanica non è di facile sfruttamento. Fino ad ora, esistono solo poche centrali per generare elettricità dalle maree che producono effettivamente una quantità ragionevole di energia elettrica, ad intervalli prevedibili. Tutti i tentativi fatti per ottenere una generazione di energia costante da onde e correnti non sono riusciti a consegnare nulla che andasse vicino alle promesse fatte. Naturalmente, i sistemi di generazione di energia eolica non sono molto diversi.

Le ragioni di questo sono conosciute da molto tempo.

Come riportato nel 2006 su un sito del governo britannico:

Il problema principale che ha a che fare con la produzione di energia dalle onde è che il mare è un ambiente molto duro e spietato. Un macchinario per la produzione di elettricità dalle onde che sia economicamente redditizio dovrà generare energia da onde di una vasta gamma di dimensioni, oltre a dover essere in grado di sopportare grandi e severe tempeste e altri potenziali problemi come alghe, crostacei e fenomeni di corrosione.

Ma non disperare, non è ancora arrivato il momento di dire addio ai tuoi sogni di “energia oceanica gratuita” — dopotutto ci sono ancora a disposizione una montagna di soldi dei contribuenti per continuare a coltivarli.


Dott. Klaus Kaiser – Ontario (Canada)è l’autore di “CONVENIENT MYTHS, the green revolution – perceptions, politics, and facts” – http://www.convenientmyths.com

Il Dott. Klaus L.E. Kaiser è uno scienziato professionista con un dottorato in chimica ottenuto presso il Politecnico di Monaco di Baviera in Germania. Ha lavorato come ricercatore scientifico e capo progettuale al Canada Centre for Inland Waters del Ministero dell’Ambiente Canadese per più di 30 anni ed è attualmente il Direttore di Ricerca presso TerraBase Inc. Il Dott. Kaiser è attivo nell’ambito della ricerca da più di quattro decenni; è l’autore di quasi 300 pubblicazioni su riviste scientifiche, relazioni governative e di agenzie internazionali, libri, riviste e quotidiani.

Traduzione a cura di Mauri Sesler