Articolo di Alessio D.G. – 24 Novembre 2024
Collaboratore di Attività Solare
Bentrovati a questo nuovo articolo, in cui verifichiamo le capacità dell’attività solare di innescare violenti terremoti ed eruzioni vulcaniche. Lo facciamo insieme a uno studio dettagliato, pubblicato su Nature nel 2020 e di cui abbiamo già parlato. Tuttavia, ci sono anche altre ricerche che evidenziano tale meccanismo. Una ricerca, che fa capo alla CIA, è possibile scaricarla e risale ai primi anni 2000.
Un altro lavoro, molto dettagliato e frutto di anni di studi, è quello della LTPA Observer Project. In sostanza, prima di passare alla correlazione statistica storica, fin troppo evidente, tali ricerche, specie la seconda, mettono in risalto il meccanismo fisico-chimico legato a fattori elettromagnetici, il cui motore d’azione è il Sole. In particolare, nei 15 anni di terremoti presi in considerazione dall’Observer Project (2009-2024), si evidenzia come prima di un sisma intenso vi sia sempre una compressione della magnetosfera terrestre, indotta da espulsioni coronali e/o brusche accelerazioni del vento solare. Insomma, non solo correlazione statistica, ma anche un meccanismo sempre più chiaro, vicino alla completa dimostrabilità.
Dalle immagini sopra, si può vedere come le tempeste solari generano correnti indotte che penetrano nel terreno. Penetrando nel terreno e poi nel mantello, accelerano e intensificano i moti convettivi, aumentando la quantità di magma (materiale ferromagnetico sensibile a sollecitazioni elettromagnetiche) che spinge verso l’esterno. Di conseguenza, viene accelerato il riempimento e aumentata la pressione delle camere magmatiche dei vulcani, facilitandone le eruzioni. Altresì, la maggiore spinta del magma aumenta i movimenti di subduzione e scorrimento tra le faglie, incrementando la frequenza e l’intensità dei terremoti.
Per effettuare ora la “prova del 9”, prenderemo in considerazione i principali eventi geologici degli ultimi 800 anni, un lungo lasso di tempo necessario per escludere ogni dubbio. Iniziamo dal 1200.
Nel 1250/60 inizia il Minimo di Wolf, ossia un lungo periodo senza macchie solari; in quel periodo, come evidenziato dal clima molto mite (inverno del 1289 più caldo degli ultimi 1000 anni almeno), mancarono eruzioni vulcaniche degne di nota.
Con l’inizio del 1300, specie dal 1310, si assiste a un’impennata dell’attività solare su valori record, che si manterrà per tutta la prima metà del secolo. Parallelamente, tra il 1315 e il 1345 si registrano ben 24 potenti eruzioni vulcaniche (tra VEI 6 e 7), in un contesto di presenza quasi assoluta di condizioni di El Niño forte, tant’è che il 1300 viene chiamato il secolo di El Niño.
Tra il 1315 e il 1318, l’elevata presenza di ceneri e vapore acqueo in atmosfera generati dai vulcani produsse precipitazioni alluvionali persistenti in Europa, specialmente in primavera ed estate. I raccolti fallirono (grande carestia del 1315-18) e molti fiumi esondarono violentemente trascinando via interi villaggi e paesi. E mentre in pianura diluviava con temperature sotto la media, su Alpi, Carpazi, Pirenei e soprattutto in Groenlandia non faceva altro che nevicare. Gran parte delle vallate alpine oltre i 1500 metri furono abbandonate rapidamente, così come le fattorie groenlandesi, spazzate via dall’impetuosa e improvvisa avanzata del ghiaccio.
Il freddo, l’umidità e la denutrizione causata dalla carenza di cibo favorirono l’epidemia di peste del 1340-42, che decimò la popolazione europea. Nella seconda metà del 1300 le ceneri iniziarono a diradarsi e cessarono le eruzioni vulcaniche, grazie a una riduzione dell’attività solare (minimo di Spörer in avvicinamento).
Tuttavia, fino alla metà del 1400, complice la maggiore estensione dei ghiacciai e dell’albedo, continuarono a manifestarsi inverni molto freddi in Europa (su tutti il 1406/07). Nella seconda metà del ‘400 grandi eruzioni vulcaniche continuarono a latitare, e il clima iniziò a divenire più mite con decisione. Tale aumento di temperatura raggiungerà un picco nel decennio 1530-40, considerato il decennio più caldo e siccitoso dal 1200.
Si arriva così alla seconda metà del ‘600, in cui inizia il minimo di Maunder che durerà fino al 1715. In tale periodo, la quasi totale assenza di macchie solari eccezionalmente prolungata portò a cambiamenti nelle correnti atmosferiche sopra l’Europa, innescando un clima più continentale, contrassegnato da inverni piuttosto freddi e nevosi, ed estati a tratti calde. I vulcani continuano a latitare, eccezion fatta per il 1664 che vide ben quattro eruzioni di modesta entità.
Nella seconda parte del 1700 si assiste a un nuovo forte aumento dell’attività solare, che si tradurrà in un nuovo incremento delle fasi di El Niño e delle eruzioni vulcaniche, specie nell’ultimo ventennio. Durante il picco intenso del ciclo solare 2, dal 1782 al 1784, El Niño prolungato, al cui interno nel 1783, a giugno, erutta il Laki in Islanda, classificato come VEI 6/7.
Nel 1789 si registrò una nuova impennata dell’attività solare, la più forte mai registrata. Inizia una fortissima fase di El Niño che durerà fino al 1794 (il celebre “the Great El Niño”); in tale fase avviene l’eruzione distruttiva del vulcano Unzen in Giappone (1792) ed un’altra forte in Centro America (1790-91); vengono anche segnalate le eruzioni di Etna e Vesuvio. L’Europa viene sconvolta da una lunga serie di inverni glaciali, con addirittura il mare che gelò davanti a Barcellona nel 1790, insieme ai porti liguri e della Costa Azzurra. Intense nevicate colpirono Roma e Napoli nel 1789, 1790 e 1791.
Da notare nell’immagine sopra i picchi estremi di attività solare di fine ‘700, metà ‘800 e degli anni ’60, a cui seguirono alcuni tra i più violenti sismi ed eruzioni vulcaniche mai registrate. Gli stessi periodi hanno visto i raffreddamenti climatici principali degli ultimi 300 anni. Non un caso, insomma.
Con gli ultimi anni del ‘700, complice l’attenuazione dell’attività solare e del Niño, il clima torna parzialmente alla normalità. Tra il 1814 e il 1815 arriva il picco del ciclo solare 5: El Niño moderato nel 1814/1815 e, l’8 aprile 1815, avviene l’eruzione storica del Tambora, che cancellò l’estate l’anno seguente in molte zone del nord emisfero. In tal contesto, i ghiacciai alpini e polari raggiungono la massima estensione dalla fine dell’ultima glaciazione. Dopodiché, i vulcani tornano a stare tranquilli e le temperature tornano a salire. A partire dal 1860 fino al 1890 si assiste a una lunga serie di cicli solari molto intensi che porteranno all’evento Carrington nel 1859 e alla potente eruzione del Krakatoa nel 1883, che innesca una nuova breve fase fredda. Dopo questa breve interruzione, fino al 1930 circa l’attività solare torna su valori standard e le temperature continuano la loro salita. Nuovo picco estremo di attività solare nel periodo 1939-1942 (violento sisma nelle Azzorre nel 1941, insieme a un generale aumento dell’attività sismica globale). El Niño strong dal 1939 al 1942, con ritorno di inverni gelidi in successione in Europa.
Dopodiché, nuova normalizzazione dell’attività solare, El Niño cessa e gli inverni tornano ad essere miti.
Nel 1957/1958, complice un’attività solare che va verso un picco storico, torna El Niño. Sempre in quegli anni si registrano diverse scosse di terremoto nell’Artico (Gakkel Ridge) e diverse spedizioni (tra cui l’Uss Skate Expedition) nella zona notano un ghiaccio marino quasi assente. Mega tsunami in Alaska nel 1958.
Nel 1960 viene raggiunto il picco di attività solare più forte degli ultimi 300 anni almeno. Nel maggio 1960 si assiste al mega sisma del Cile (M 9.5) e quattro anni più tardi a quello dell’Alaska (M 9.2 il 27 marzo 1964). Complice una gran quantità di acqua fredda dolce tracimata nel Nord Atlantico a seguito dello scioglimento della banchisa causato dai vulcani sottomarini, l’AMO passa in negativo, la Corrente del Golfo rallenta ed a livello globale si registra, negli anni ’60 e ’70, un abbassamento delle temperature con avanzata dei ghiacciai continentali (vedi Alpi).
Nuovo picco di attività solare nel 1980/82. Nel 1980 erutta il St. Helens, nel 1982 El Chichón in Messico. Presenza di El Niño strong nella stagione 1982/83.
Dopo ciò, il riassorbimento delle anomalie negative nel Nord Atlantico insieme a una nuova riduzione di attività della nostra stella, le temperature tornano ad aumentare.
Nel 1989 si assiste a un nuovo exploit di tempeste solari: dal 1990 al 1994 si registra un lungo El Niño moderato, nel 1991 erutta il Pinatubo (VEI 6) con le temperature nel biennio successivo che calano di circa 0,5-0,6 gradi a livello globale.
Il successivo massimo solare del 1999/2001 viene annunciato da El Niño strong 1997/1998; tra il 1999 e il 2000 si assiste a una nuova intensificazione dei terremoti nell’Artico che porteranno la banchisa artica a ritirarsi e favorire un nuovo rallentamento del Gulf Stream, seppur non ai livelli degli anni ’60/’70, complice un AMO ciclico tendente al positivo. Da evidenziare verso la fine di tale massimo, le super tempeste solari di Halloween 2003. Un anno dopo, violentissimo sisma 9.1 a Sumatra, con annesso devastante tsunami. A seguito del parziale raffreddamento del Nord Atlantico causato ancora una volta dal vulcanismo del Gakkel Ridge, si registrano inverni più freddi della media in Europa nel periodo 2001-2010.
Dopo alcuni anni di quiete, l’attività solare riprende a crescere; a seguito delle violente tempeste solari di inizio 2011, si assiste al violento sisma di Fukushima, di magnitudo 9.2.
Nel 2012, nuova impennata, complice il picco dell’attività solare, dei flussi geotermici sotto il polo, e i ghiacci raggiungono un nuovo minimo. L’elevato afflusso di acqua fredda dolce nel Nord Atlantico porterà alla formazione di un vasto blob Atlantico (2013-2017) che porterà a estati più fresche in Europa e inverni gelidi in successione negli States. Di pari passo al nuovo picco di attività solare (2012-2014), torna El Niño dal 2014 al 2016.
Dopodiché, l’attività solare scende su valori molto bassi, l’attività vulcanica torna ad abbassarsi, scompare El Niño a lungo (fino al 2022), e il blob Atlantico si riassorbe (diminuisce la frequenza di inverni gelidi negli USA e le estati in Europa tornano ad essere più calde).
Nel 2022, violenta eruzione sottomarina del Tonga, nel Pacifico, che immette in atmosfera enormi quantità di calore sotto forma di vapore acqueo, senza però ceneri schermanti bloccate dalla colonna d’acqua. Le temperature globali iniziano a salire; nel 2023, sempre complice la salita verso un nuovo massimo solare, nasce un nuovo El Niño che durerà fino al 2024; insieme ai flussi geotermici sotto il Pacifico, si intensificano pure quelli nella dorsale medio Atlantico, innescando una sorta di El Niño dell’Atlantico.
Questi due fattori insieme innescano un ulteriore aumento delle temperature globali; oltre a ciò, si registrano valori eccezionali nella concentrazione di vapore acqueo atmosferico, responsabili delle alluvioni verificatesi in Europa (Valencia, Emilia-Romagna) e in altre aree del pianeta (come ad esempio l’allagamento di alcuni settori del deserto sahariano) negli ultimi mesi.
Riassumendo il tutto, si nota senza ombra di dubbio come a ogni massimo solare si assista a un aumento della frequenza sismica e vulcanica, la quale si manifesta soprattutto a livello di vulcani sottomarini (vedi El Niño), essendo presenti nettamente in maggior numero rispetto a quelli su terraferma e inoltre più vicini al mantello terrestre (meno energia necessaria alla risalita del magma). Maggiore sarà l’intensità e la durata del massimo solare (se associato a forzanti gravitazionali elevate), maggiori saranno le possibilità di avere violente eruzioni anche su terraferma in grado di modificare il clima.
Insomma, una costante fin troppo evidente, che ciclicamente si ripete e porta a bruschi raffreddamenti climatici. Schema generale: El Niño (tanto vapore acqueo) + eruzioni vulcaniche (ceneri schermanti la radiazione solare) = temperature in calo con nevicate diffuse e persistenti = ghiacciai in rapida espansione = ulteriore calo della temperatura indotto dall’albedo in crescita.
A tal proposito, sarà interessante la prossima primavera, soprattutto aprile, quando avremo il massimo solare assoluto (previsto molto intenso) in contemporanea al perigeo lunare, le maree equinoziali e ben 5+1 pianeti congiunti in quadratura a Giove. Ci ritornerò con un articolo ad hoc in dicembre e poi uno in febbraio con i periodi clou. Intanto studiatevi bene quanto scritto, essenziale per capire il funzionamento del clima terrestre.