CLIMA
Il complesso delle condizioni meteorologiche (elementi del clima: temperatura atmosferica, venti, precipitazioni), che caratterizzano una località o una regione nel corso dell’anno, mediato su un lungo periodo di tempo. Si distingue dal tempo (in senso meteorologico), che è una combinazione solo momentanea degli elementi medesimi. Più rigorosamente, si definisce il clima come la descrizione statistica in termini dei valori medi e della variabilità delle quantità rilevanti (i citati elementi del clima) in un periodo di tempo che va dai mesi alle migliaia o ai milioni di anni. Secondo la definizione dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, il periodo di media classico è di 30 anni.

 

Questa è la descrizione del termine “CLIMA” sull’enciclopedia Treccani, dove si prosegue con la descrizione di quali siano le influenze principali.

Sappiamo, dalle ricerche scientifiche Peer Review, che ci sono essenzialmente 2 tipi di influenze:

  1. Fattori cosmici:
    orbita del pianeta Terra, inclinazione dell’asse di rotazione del pianeta, eccentricità dell’orbita, ecc….
    posizione del Sole rispetto alle altre stelle vicine, attività solare, densità del vento solare, quantità dei raggi cosmici e galattici, densità del mezzo interstellare, ecc…
  2. Fattori geografici:
    latitudine e longitudine, altitudine sul livello del mare, distanza dal mare, orografia del territorio, correnti marine e atmosferiche, albedo, ecc…

A tutti questi fattoi “naturali”, ne vanno aggiunti alcuni…:

  1. Fattori antropici:
    cementificazione, emissioni inquinanti, strutture artificiali (palazzi), ecc…

Ognuno di questi fattori ha una influenza, più o meno marcata, sul clima del nostro pianeta.

Anche se i media amano ribaltare tutto, l’ordine dei 3 tipi diversi di fattori, è quello che va dai più “influenti” a quelli meno influenti.
E la differenza, in termini di percentuale di influenza totale, è notevole!

Facciamo un piccolo esempio per comprendere meglio di cosa si parla…

L’orbita terrestre varia costantemente passando da una forma quasi circolare, ad una ellittica. Tale variazione ha luogo nell’arco di 92.000 anni circa. Ovvero, ogni 46.000 anni, il valore dell’eccentricità dell’orbita terrestre passa dal suo valore minore a quello maggiore.
Purtroppo non è il solo “ciclo” che riguarda l’orbita terrestre e questo significa che non c’è una linearità perfetta tra eccentricità ed influenza sul clima terrestre. L’altro fattore cosmico che comporta una “modifica” della posizione del nostro pianeta lungo l’orbita terrestre, è la Precessione.

Milankovitch
Schema riassuntivo delle variazioni dell’orbita terrestre e dell’inclinazione dell’asse di rotazione

Il ciclo precessionale ha una durata di circa 25786 anni e comporta un’alternanza dell’inclinazione dell’asse terrestre in coincidenza con i punti estremi dell’orbita, ossia Afelio e Perielio. Ciò significa che ogni 12893 anni, l’inclinazione dell’asse di rotazione del pianeta al Perielio, è esattamente l’opposto rispetto a quella che si aveva 12893 anni prima. Questo comporta variazioni semplicemente ENORMI dell’insolazione e dell’energia che effettivamente arriva sulla superficie del nostro pianeta alle varie latitudini. Variazioni che, a seconda se consideriamo l’Emisfero Boreale o quello Australe, determinano un maggiore o minore accumulo di calore negli oceani e, di conseguenza, aumento o diminuzione della Temperatura media del pianeta.

Ci sarebbe anche un altro movimento dell’asse terrestre… la Nutazione, anche questo legato all’orbita del pianeta e principalmente a quella del nostro satellite naturale, la cui orbita non è mai identica di anno in anno, ma qui le cose si fanno un tantino complicate e non ho voglia di tediarvi ulteriormente.

Tra gli altri fattori astronomici c’è quello legato all’attività solare… purtroppo pesantemente ignorato da molti scienziati legati alla pseudo teoria del Riscaldamento Globale Antropogenico. Per capire brevemente cosa lega questo fattore al clima terrestre, basta pensare che indica, pressappoco, la quantità di energia che la nostra stella mette a disposizione del nostro pianeta. Una energia che identifichiamo con l’acronimo TSI (Total Solar Irradiance) e  che calcoliamo con la media di tutte le frequenze che compongono la radiazione luminosa che ci arriva dal Sole. Sfortunatamente, ogni frequenza ha una propria caratteristica ed influenza in maniera diversa il clima, riscaldando in modo diverso l’aria, l’acqua o la terra. Pertanto, cambiando anche di pochissimo la percentuale totale della TSI, si può avere una variazione anche notevole della quantità di energia totale che arriva sul nostro pianeta, in ogni istante, ovunque ci sia luce. Si consideri che la TSI varia costantemente tra un minimo e un massimo, più o meno coincidenti con i cicli delle macchie solari, e la variazione percentuale media della TSI tra un minimo e un massimo è pari a meno dell’1%. Sfortunatamente, una delle frequenze che compongono la radiazione luminosa, nello stesso arco di tempo varia di oltre il 10%. Ed in alcuni periodi, quando l’attività solare è particolarmente bassa, può anche superare tale valore.

Il risultato è, quindi, che in ogni istante, giorno, mese, anno, decennio, secolo o millennio che sia, la quantità di energia che il nostro pianeta riceve è sempre diversa da qualsiasi altro giorno. E tutto questo si trasforma in una variazione della temperatura del nostro pianeta e delle condizioni meteo.

Detto questo, è appurato che se vogliamo cuocere la pasta dobbiamo tenere il fuoco acceso sotto la pentola finché la pasta non è cotta, altrimenti non si cuoce niente. Cosa c’entra questo con il clima?
Semplicemente che, per avere un clima “costante” e con una temperatura “costante”, dobbiamo avere condizioni “costanti”, sia in termini astronomici che energetici. Pertanto, non potendo avere condizioni orbitali “costanti”, come minimo dobbiamo avere una quantità di energia costante che arriva dal nostro Sole. E i fisici solari ci spiegano che tale energia non è mai costante, anche se nei modelli climatici usati dagli scienziati il valore della TSI è considerato costante! Ne parlai in un mio articolo qualche tempo fa…

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La variazione dell’energia (calore) nel periodo 1971-2010 ha riguardato al 93% gli oceani e solo all’1% l’atmosfera

Ora… sappiamo tutti che più ci si allontana dall’Equatore e più la temperatura media diminuisce. Il clima diventa più rigido e le condizioni meteo si fanno più critiche. Chi non è abituato ai climi freddi non riesce a sopportare quelle lunghe e noiose giornate invernali con pioggia continua e incessante, nevicate lente e interminabili oppure il freddo pungente della steppa siberiana… che ti impedisce letteralmente di uscire di casa se non opportunamente coperto.
Ma non è solo la latitudine che conta… notoriamente anche la longitudine fa la differenza.
Chiunque sa che la California si trova sulla costa Occidentale degli Stati Uniti…, o meglio, sul bordo orientale dell’Oceano Pacifico…. mentre Tokyo si trova in Giappone, sul bordo occidentale dello stesso oceano.
La differenza in termini di latitudine è di poco più di 1°… 35°41′22.22″N per la città di Tokyo, 34°03′N per la città di Los Angeles.
Eppure, nonostante questa esigua differenza, le differenze in termini climatici sono abissali.
Sulla sponda orientale dell’oceano, nell’emisfero boreale, fa sempre più caldo rispetto alla temperatura del lato opposto… ovvero della sponda occidentale. Questo per una questione di venti… i quali, spirando prevalentemente dal mare in direzione ovest-est, si riscaldano e portano calore sulla terraferma… nello specifico dell’esempio sopra, la città di Los Angeles. Sulla città di Tokyo, invece, i venti arrivano dal continente asiatico…  e hanno attraversato una lunghissima distesa di fredda e nuda terra… ricoperta in inverno di neve e ghiaccio.

Di seguito le medie termiche annuali delle 2 città:


Una analoga differenza la si può trovare, però tra le città di Napoli (40°50′N) e New York (40°43′N)… la cui differenza di latitudine è ancora più piccola. Eppure… gli inverni a Napoli sono difficilmente freddi… mentre quelli a New York sono difficilmente caldi.

Altro esempio, forse ancora più chiaro in quanto dovuto all’altezza sul livello del mare, è quello tra le città di Cancun, in Messico, posta sulla costa, e Città del Messico, sull’altopiano, a circa 2400 metri sul livello del mare. La differenza in termini di latitudine è inferiore ad 1°, eppure…

 

Posti diversi, temperature diverse, condizioni climatiche differenti…
Ogni luogo del pianeta risponde in modo diverso alle variazioni climatiche. E a causare tali variazioni possono essere l’orografia del territorio, la presenza o meno di montagne, il tipo di terreno, la presenza o meno di importanti specchi d’acqua, la presenza di foreste e così via.

 

Eppure, se andassimo a vedere uno storico delle temperature su un periodo di diverse migliaia di anni, l’andamento non si discosterebbe troppo dal grafico che segue:

GISP2 TemperatureSince10700 BP with CO2 from EPICA DomeC
Queste variazioni della temperatura, in questo caso rilevata dai carotaggi di ghiaccio della Groenlandia, sono la risposta del nostro pianeta alle variazioni dell’energia ricevuta dal Sole.  Una variazione che viene modulata essenzialmente dagli oceani… in quanto grandi accumulatori dinamici di energia sotto forma di calore. Nei periodi di massima attività solare accumulano energia in quantità enormi, scaldandosi a varie profondità e redistribuendo il calore in tutto il pianeta. Poi, quando il Sole inizia a “rallentare” e l’energia che arriva sul pianeta a causa della diminuzione dell’attività solare o della variazione dei parametri orbitali diminuisce, gli oceani rilasciano gradualmente l’energia precedentemente accumulata mitigando la temperatura dell’aria… e garantendo variazioni climatiche meno brusche.
Ovvio che tali mitigazioni avvengono in modo differente a seconda del luogo in cui ci si trova… esattamente come abbiamo visto prima per le temperature diverse in diversi punti del pianeta a seconda della posizione relativa agli oceani.
Ogni aspetto del clima è collegato ai vari fattori naturali di cui sopra…. nessuno escluso…. ed ogni variazione avviene in modo ciclico… con periodi di decine o centinaia o migliaia di anni.

 

dinosauri
Al tempo dei dinosauri, la temperatura media del pianeta era di oltre 30°C.

 

Basti pensare che la temperatura media del pianeta, al tempo dei dinosauri, era di oltre 30°C, ovvero più del doppio di quella attuale…
….ma vi erano anche enormi differenze in termini di copertura boschiva… e questo garantiva una differenza in termini di umidità dell’aria enormi rispetto ad oggi.

 

Purtroppo, a complicare la vita e l’analisi dello studio delle variazioni del clima dei singoli luoghi, ci siamo noi… con le nostre influenze antropiche.

Qualcuno starà saltando sulla sedia leggendo queste righe… ma tranquilli… non sono impazzito.
Fino ad oggi noi di Attività Solare abbiamo sempre sostenuto che (io:) non vi è alcuna influenza delle emissioni antropiche sul clima terrestre, oppure (Enzo) che tali influenze sono minime… Eppure ora vi scrivo che le azioni antropiche hanno influenza sul clima.

Si… perché tra le 2 cose c’è una notevole differenza.

Una cosa è parlare di emissioni di CO2… quelle che una parte della scienza e i media vogliono farci credere sia l’unica causa della variazione delle temperature medie del pianeta, tutt’altra cosa è parlare di fattori che contribuiscono alla modificazione del clima.

Vediamo di cosa si tratta….

Se prendiamo una zona sufficientemente grande… interamente coperta di alberi e vegetazione, la disboschiamo e la ricopriamo di cemento, industrie, case, palazzi, aeroporti, ecc… ecc… provochiamo una modifica permanente al clima terrestre. Questo perché tali strutture resteranno lì per secoli… contribuendo, con un differente ALBEDO, alla variazione della temperatura dell’aria, dell’umidità relativa e della direzione e velocità dei venti.

Se accendiamo un fuoco, bruciando magari il copertone di un camion per scaldarci, emettiamo una certa quantità di sostanze tossiche e gas, tra i quali la CO2. Ma il fuoco ha durata limitata… quando il copertone sarà interamente bruciato, l’emissione di tali sostanze cessa e tutto torna al suo stato originale nel giro di qualche ora, giorno, mese o anno, a seconda dell’entità delle emissioni. E questo avviene sia nel caso di un copertone, sia nel caso delle industrie. Le emissioni non sono mai permanenti… e nello specifico della CO2, la quantità emessa non potrà mai eguagliare quella degli oceani dell’intero pianeta… che, scaldandosi oltre un certo limite, provocano la riduzione della solubilità della CO2 nell’acqua.

 

CO2 Solubilità
La variazione della temperatura degli oceani comporta una riemissione di CO2 in atmosfera

 

Da questa assoluta novità per moltissimi sostenitori del Riscaldamento Globale, deduciamo che man mano che la temperatura del mare aumenta, aumenta anche la concentrazione di CO2 nell’aria… visto che in acqua tale gas fatica a sciogliersi. Pertanto, considerando tutto il discorso fatto precedentemente e considerando che la temperatura del mare, alla fine fine dell’800, era sensibilmente inferiore a quella attuale, se ne deduce che la variazione della Temperatura dell’aria dipende dalla quantità di calore rilasciato dagli oceani e non dalla quantità di CO2 emessa dalle attività antropiche. CO2 che è aumenta, in atmosfera, per lo stesso identico motivo… ovvero per il fatto che gli oceani, scaldandosi, hanno ridotto il grado di solubilità della CO2.

Spero di aver fatto un minimo di chiarezza sull’argomento… un argomento tanto vasto quanto complesso… che richiederebbe molti più articoli esplicativi.
Questo di oggi non vuole essere esaustivo… anzi… spero però possa fornire a tutti voi lo spunto per ulteriori approfondimenti.

Purtroppo per capire bene l’argomento, bisogna imparare a ragionare a 360°. Non ci si può limitare al singolo luogo… al singolo anno… al singolo elemento.
Buona giornata
Bernardo Mattiucci
Attività Solare