Focalizziamo in questo post l’attenzione sulle implicazioni per la salute della variabilità climatica, sull’impatto sulla salute umana dei cambiamenti climatici passati e presenti e sulle previsioni future.
Questo studio esamina principalmente gli effetti della temperatura, l’alterato quadro delle tempeste e gli estremi idrologici.
Ad esempio, siccità ed altri estremi climatici hanno un impatto diretto sui raccolti, e possono anche influenzare l’approvvigionamento di cibo indirettamente alterando l’ecologia dei patogeni vegetali. I cambiamenti climatici probabilmente esacerberanno le ineguaglianze regionali nell’approvvigionamento di cibo.
Variazioni climatiche ed eventi meteorologici estremi hanno inoltre un impatto profondo sulle malattie infettive. Agenti infettivi (come protozoi, batteri e virus) e gli organismi vettori a loro associati (come zanzare, sputi o flebotomi) hanno una frequenza di riproduzione e sopravvivenza fortemente influenzata dalle fluttuazioni della temperatura. Dipendono dalla temperatura le correlazione tra frequenza di malattia e variazioni climatiche nel giro di settimane, mesi o anni e c’è una stretta associazione geografica tra variabili climatiche chiave e la distribuzione di importanti malattie da vettori. La trasmissione della malaria è stata associata con anomalie delle temperature massime nelle regioni montagnose del Kenya.
La febbre di Dengue e la forma più grave di questa malattia, la febbre emorragica di Dengue (DHF), sono causate da virus veicolati da zanzare.
Tutti i ceppi del virus di Dengue sono veicolati principalmente dalla zanzara Aedes aegypti. Questa zanzara è fortemente influenzata da fattori umani ed ecologici, in particolare dalla densità dei siti con acqua, ma è anche influenzata dal clima, come la variabilità della temperatura, umidità e radiazione solare. Pochi esempi di altre malattie da vettori che dimostrano varianza col clima includono il virus del fiume Ross in Australia, e la peste nell’America di sudovest. La bluetongue, una malattia del bestiame, ha aumentato il suo range nel nord Europa dal El Niño del 1998.
El Niño/Oscillazione Meridionale e malattie infettive
Con l’eccezione delle variabilità stagionali, El Niño/Oscillazione del Sud (ENSO) è la sorgente naturale più forte responsabile della variabilità climatica nel globo. Studi sulla malaria hanno rivelato l’impatto sulla salute della variabilità climatica inter-annuale associata ad El Niño, incluse le grandi epidemie del subcontinente Indiano, in Colombia, Venezuela ed Uganda. La febbre epidemica della Rift Valley tra il 1950 ed il 1998 ha coinciso con piogge insolitamente elevate in Est Africa associate ad anomalie della temperatura della superficie marina (SST) degli oceani Pacifico ed Indiano correlate ad ENSO. Mentre più di tre quarti delle esplosioni di febbre della Rift Valley tra il 1950 ed il 1988 sono avvenute durante periodi di eventi ENSO positivi. El Niño è rimasto un determinante significativo dell’epidemia di Dengue che ha girato ogni due o tre anni dal 1986 al 1992 in Thailandia. La sindrome polmonare da Hantavirus nell’America del sud-ovest può essere predetta in base agli eventi ENSO; in seguito a El Niño 1991-92, le pesanti piogge associate hanno portato un aumento della popolazione di roditori che ha preceduto casi di malattia nell’uomo. Malattie originate dall’acqua, come la malattia diarroica dell’infanzia, sono anche influenzate da El Niño, come è stato osservato per gli eventi El Niño in Perù del 1997-98. Durante quell’inverno, a Lima, il numero di ricoveri giornalieri per diarrea è aumentato più di due volte, in paragone alle tendenze attese.
Il colera è cambiato nel Bangladesh con le fluttuazioni climatiche e influenzato dai fenomeni El Niño in un periodo di più decenni. Nel golfo del Bengala, una tendenza all’aumento del colera è stato anche legato ai cambiamenti climatici a lungo termine (cioè, cambiamenti in un secolo circa), con un debole legame colera/ENSO trovato tra il 1893 ed il 1940, ed una forte e consistente associazione avvenuta durante le fluttuazioni ENSO più pronunciate tra il 1980-2001. Una ipotesi su questo legame coinvolge i copepods (zooplankton), che si cibano di algae, e possono servire come riserva di Vibrio cholerae e altri patogeni enterici; i copepods proliferano in risposta al riscaldamento delle SST, associato generalmente a El Niño.
Le regioni fortemente influenzare dall’ENSO (per esempio, il sudest Asiatico, il sud e l’est Africa, il sudovest USA, e varie regioni del sud-America) potrebbero sperimentare un aumento di malattie infettive gravi, qualora la forza e la frequenza degli eventi El Niño dovessero intensificarsi.
Riguardo il rischio di eventi meteo estremi tipo alluvioni e tempeste, prendiamo l’esempio di una malattia causata dall’acqua come la febbre tifoide: i cambiamenti climatici possono portare più piogge e inondazioni in alcune aree. Si pensa che le inondazioni faranno aumentare il rischio di esposizione alla febbre tifoide attraverso la contaminazione dell’approvvigionamento idrico, quando le feci di una persona infetta si mescolano con l’acqua che viene bevuta. In tal modo, i cambiamenti climatici potrebbero far aumentare l’incidenza del tifo.
Vediamo ora alcuni esempi di malattie infettive ed epidemie associate agli effetti di El Niño; nel 1998-1999 si è avuto un notevole aumento delle epidemie e malattie in tutto il mondo, portate principalmente dal diffondersi di insetti e altri animaletti favoriti dal cambiamento del clima portato da El Niño:
- Nell’aprile del 1998 una violentissima invasione di batteri stava uccidendo i coralli dei Caraibi.
- In tutto il mondo la cosiddetta “Sindrome degli Stagni Malati” stava decimando le popolazioni di rane, rospi e salamandre.
- A causa dell’elevata umidità portata da El Niño, la popolazione di zanzare ha conosciuto un esplosione in tutto il mondo.
- Nell’intero pianeta i casi di malaria hanno subito quelli che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito “balzi quantitativi”.
- Dopo che il Kenya è stato colpito dalle piogge più abbondanti che siano mai state registrate dal 1961 (imputate anch’esse a El Niño) migliaia di persone hanno contratto la febbre della Rift Valley che ha causato la morte di più di 200 persone.
- L’incidenza del colera è aumentata in America Latina e in alcune zone dell’Africa.
- Negli Stati Uniti la proliferazione di topi dalle zampe bianche, causata dalle abbondanti piogge desertiche, ha messo a repentaglio la vita di moltissimi abitanti del sudovest con la minaccia dell’Hantavirus.
- Nel mese di agosto, a Houston, in Texas, si è tentato di aggredire gli sciami di zanzare con gli insetticidi mentre New Orleans è stata invasa dagli scarafaggi.
- La Russia ha conosciuto una grave epidemia di tubercolosi proprio mentre si trovava in una situazione di disordine sociale che ha ostacolato il contenimento dell’epidemia.
- Nel 1999 a New York è stata ingaggiata una lotta accanita contro le zanzare a causa del diffondersi di un epidemia di encefalite.
- Laredo, Texas, si è ritrovata alle prese con un’epidemia di febbre di dengue.
Avvicinandosi, va ricordata l’epidemia di Sars dell’autunno/inverno 2002/03, in corrispondenza di un evento ENSO positivo. Nel 2005 primo picco di influenza aviaria, seguito da quello del 2007; nell’autunno del 2009 lo scatenarsi dell’influenza suina. Sia il 2002/2003 che il 2009/10 hanno visto picchi considerevoli di contagi influenzali in Europa e Nord America, grazie anche a una stagione invernale piuttosto cruda.
Nel 2015-16 (El Niño strong) si è assistito allo sviluppo del virus Zyka in Sud America, passando per l’epidemia di Ebola in Africa. Aumentati casi di febbre Dengue in Africa e Sud America. Incremento di episodi di tubercolosi in Africa sub-sahariana e Asia. Incremento generale di episodi di malaria in tutto il Globo. Chikungunya che si espande nelle Americhe e nel Mediterraneo.
In un mio prossimo articolo parlerò dei rischi futuri e di alcuni eventi passati riguardo le epidemie peggiori.
Alessio
Fonti: Daltonsminima.it; midelfin.wordpress.com.