Gli allarmisti climatici stanno ancora mascherando le prove sul riscaldamento globale!

By Christopher Booker
4:16PM BST 05 Apr 2014

Quando le future generazioni, guarderanno indietro nel tempo l’allarme sul riscaldamento globale che tenne in scacco il mondo intero sul finire del 20° secolo, si chiederanno come sia stato possibile che una tale paura si fosse protratta così a lungo nel tempo.
Si chiederanno il perché ci fu così tanto panico, su un aumento delle temperature globali dello 0,4% tra il 1975 e il 1998, quando ci furono aumenti simili tra il 1860 e il 1880 e in egual misura tra il 1910 e il 1940. E questo, senza che abbia destato in quelle circostanze alcun motivo di preoccupazione.
Vedranno questi modesti aumenti, soltanto come parte di un riscaldamento generalizzato che ha fatto la sua comparsa all’inizio del 19° secolo, e cioè, da quando la Terra uscì dalla Piccola Era Glaciale. In quel periodo la Terra conobbe il suo più grande raffreddamento degli ultimi 400 anni.

Certamente rimarranno colpiti dalla misura in cui questa paura, venne basata su proiezioni estrapolate da modelli di computer, che poi si rivelarono irrimediabilmente errati, quando negli anni dopo il 1998, il loro aumento previsto della temperatura praticamente si arrestò. Ma in particolare, saranno tupiti dalla reverenza quasi religiosa riconosciuta a quel corpo estraneo, il Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (IPCC), che sarà in seguito riconosciuto come non essere mai stato veramente un organismo scientifico, ma piuttosto un gruppo che esercitava pressione politica.

L’IPCC venne istituito nel 1980 da un piccolo gruppo di scienziati politicamente persuasivi, che diventarono fanaticamente impegnati nella convinzione che, in quanto i livelli di biossido di carbonio aumentavano, le temperature globali inevitabilmente dovessero seguirle; un presupposto, che le prove poi mostrate si rilevarono sempre più errate.
Per ben 5 volte, tra il 1990 e il 2014, l’IPCC pubblicò tre enormi volumi di relazioni tecniche, l’ultima emersa nell’aprile del 2014 e ogni volta lo stesso risultato nei modelli. Ciascuno di questi modelli era stato presumibilmente basato su migliaia di studi scientifici, molti dei quali finanziati, per trovare prove a sostegno della tesi che i cambiamenti climatici provocati dall’uomo, sono ancora una minaccia per il Mondo intero, con conseguenti disastri circa uragani, inondazioni, siccità, scioglimento dei ghiacci, innalzamento del livello dei mari e tanto altro ancora.
Ma ogni volta ciò che attirava i titoli dei giornali era un breve “Sommario per i Decisori Politici”, che con cura artigianale veviva proposta da governi e alcuni scienziati impegnati nella montatura, dove infondevano paura alle popolazioni di tutto il Mondo, andando ben oltre quanto giustificato dalle migliaia di pagine di relazioni tecniche.

E ogni volta sarebbe emerso quanto fossero spudoratamente distorte queste sintesi con l’evidenza attuale, individuando dei bit spaventosi, che a loro volta spesso si rivelarono basate su una scienza non corretta.
L’esempio più eclatante fu la relazione dell’IPCC del 2007, che colpì i titoli con una tipologia di previsioni selvaggiamente allarmistiche sui ghiacciai himalayani, dove si dice potrebbero estinguersi entro il 2035; dove si dice che il riscaldamento globale potrebbe dimezzare i raccolti africani entro il 2050; e dove si dice che le siccità avrebbero distrutto il 40% delle foreste pluviali amazzoniche.
Per arrivare poi al 2010, senza riuscire a dimostrare ad alcuno che ognuna di queste “previsioni” e molte altre, non sono arrivate da veri e propri studi scientifici, ma da allarmismo detto anche propaganda, prodotta dagli attivisti verdi e gruppi di pressione (indicato da un’analisi esaustiva per costituire quasi un terzo di tutte le fonti dell’IPCC).

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La maggior parte delle previsioni particolarmente allarmistiche provenivano da un rapporto dell’IPCC Working Group II.
Questo era interessato a valutare l’impatto sul Mondo di questi cambiamenti sul clima, previsto dai modelli di computer ugualmente imperfetti, invocati dal Gruppo di lavoro I, che fu incaricato di valutare la scienza del cambiamento climatico.
Il rapporto tecnico pubblicato nel mese di aprile del 2014 è stato il suo sequel, anche dal Gruppo di lavoro II, e lo possiamo di volta in volta vedere dal loro trattamento molto più cauto dei soggetti che hanno causato tali problemi nelle ultime volte, sapendo che non possono più permettersi il ripetersi di quelle previsioni disastro.

http://www.telegraph.co.uk/earth/environment/climatechange/10746497/How-did-the-IPCCs-alarmism-take-everyone-in-for-so-long.html

ENZO
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