Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 26 Febbraio 2017
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=43827

 

Vengo a conoscenza tramite Twitter di un paper di recentissima pubblicazione su Global and Planetary Change:

In pratica si tratta di una revisione sostanziale del ciclo del carbonio, attraverso la quale l’autore (singolo) giunge a due conclusioni piuttosto sorprendenti per quanto si allontatano dal paradigma cui siamo abituati su questo argomento.

Numeri a parte, che vedremo brevemente tra poco, l’innovazione più significativa nell’approccio alla definizione dellle dinamiche che regolano i ruoli dei fattori sorgente e assorbente delle emissioni, è quella di considerarli dipendenti dalla temperatura, quindi tutt’altro che stabili nel tempo, con la capacità del sistema di “gestire” l’assorbimento che varia al variare della temperatura. Una instabilità o, se credete, una predisposizione al cambiamento, di cui in larga misura non si tiene conto nei lavori che sono alla base delle assunzioni dell’IPCC, focalizzate essenzialmente sulle fonti di emissione antropica.

Di qui le differenze sostanziali. Il consenso scientifico, per come è espresso dall’IPCC, infatti, assume che la CO2 originata dalle emissioni antropiche avvenute dall’inizio dell’era industriale e fino al 2100, resterà in atmosfera per più di mille anni e che la sua rimozione totale richiederà alcune centinaia di migliaia di anni. Tenendo conto delle modifiche cui sarebbe soggetto il ciclo del carbonio al variare della temperatura, l’autore asserisce che, alle condizioni attuali di temperatura e concentrazione di CO2, la percentuale di anidride carbonica attribuibile alle emissioni antropiche che è ancora in atmosfera sarebbe di 17 ppmv sul totale di 390 ppmv, con le rimamenti 373 ppmv da assegnare quindi alle fonti naturali. Questo relega il contributo antropico all’attuale concentrazione di CO2 al 4,3% del totale, e il contributo all’aumento occorso dal 1750 ad oggi al 15%.

Da notare, come scrive lo stesso autore e come asserisce la letteratura utilizzata dall’IPCC, che comunque è noto che le fonti naturali contribuiscono al 95% al ciclo del carbonio, per cui pensare che le loro dinamiche siano ininfluenti è quanto meno riduttivo.

Il paper è a questo link, benché ovviamente a pagamento, ma su questa pagina ce n’è un estratto abbastanza lungo.

Buona lettura.